Caffè espresso napoletano

Il Caffè Espresso Napoletano (foto dal web)

A Napoli il caffè è una cosa seria, dalla storia partenopea alla candidatura più attesa

Partita ufficialmente la candidatura del caffè espresso napoletano a Patrimonio dell’umanità Unesco

Ah, che bellu ccafé sul a Napule ‘o ssanno fà,

e nisciuno se spiega pecchè è na vera specialità

Cantava così Domenico Modugno nella sua ‘O ccafé, canzone datata 1958, che elogia il caffè napoletano per la sua straordinaria bontà. Un’arte, quella del caffè, che insieme alla pizza, e a tante altre prelibatezze della tradizione enogastronomica napoletana, ci rendono famosi in tutto il mondo.

Ecco perché non stupisce la sua candidatura nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO presentata, in un dettagliato dossier scritto da un team di esperti, dalla Regione Campania, che in una nota spiega:

“Il caffè è un rito tutto napoletano che ha dato vita a tradizioni diffuse ovunque, come quella del caffè sospeso che evoca il senso dell’ospitalità, solidarietà e convivialità. Il dossier, redatto da un gruppo di esperti professori universitari, antropologi e giuristi, sintetizza questa dimensione e racconta il valore identitario della cultura del caffè, per i napoletani, i campani, e tutti gli italiani.”

Una decisione che parte nel 2017 da una raccolta firme nello storico Gran Caffè Gambrinus di Piazza Plebiscito promossa dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, che in quell’occasione dichiarò:

“La candidatura del caffè espresso napoletano a patrimonio dell’umanità Unesco sancisce l’unicità e l’irriproducibilità di un prodotto tipico del territorio che è famoso in tutto il mondo. Il caffè espresso napoletano possiede peculiarità proprie che lo caratterizzano e lo differenziano da tutti gli altri tipi di espresso”

Ma che cos’è il caffè per un napoletano?

Nero

Bollente

Anzi a Napoli si dice che il caffè buono deve avere le tre C:

“Comm Cavolo Coce”

E sì perché il caffè che si prende a Napoli non è per persone deboli di cuore, in effetti, il cuore lo si deve proprio donare a quel caffè. Non si tratta di un semplice fine pasto o della carica energetica del mattino, il caffè napoletano è una filosofia, è uno stile di vita. In una semplice tazzina si racchiude un insieme di emozioni, di tradizioni e di simboli di una città e del suo popolo.

A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco - Erri De Luca - 

Tra i vicoli di Napoli si sente l’odore di caffè, e non parlo solo dei bar, ma anche delle case dalle quali, in qualsiasi ora del giorno, c’è una macchinetta sul fuoco e una donna che si affaccia al balcone per chiamare la dirimpettaia:

 “we te lo vieni a prendere un caffè?”

Ed è una domanda retorica la sua, perché guai a non prendere quel caffè, è un’offesa a tutti gli effetti, è uno sgarro!

 ‘O cafè e ‘na vot’

Le origini del caffè napoletano, sebbene frammentarie, sono legate a Maria Carolina D’Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando di Borbone, che portò dalla sua Vienna l’uso del caffè, lì, infatti, il consumo di questa bevanda era già un’abitudine molto popolare. La giovane regina volle introdurre a corte questa particolare bevanda dall’odore cos singolare e dal colore cos scuro che ai napoletani faceva quasi paura.

Inizialmente sorseggiare il caffè era un lusso che solo nobili e benestanti potevano permettersi, infatti veniva servito negli ambienti più esclusivi. Poi con l’arrivo della “cuccumella”, la caffettiera creata nel 1819, il caffè arrivò in tutte le case dei napoletani. Ma fu sono nel 900 che si cominciò ad usare la macchina per l’espresso, ciò rese i napoletani i massimi esperti nella preparazione del caffè e fece dei cafè dei centri culturali dove la gente amava riunirsi per chiacchierare e intrattenersi.

Sophia Loren con in mano la cuccumella
in una scena del film “Questi fantasmi” (foto dal web)

Il caffè oggi

C’è chi lo vuole in cialda o in capsula, chi se lo fa a casa e chi beve solo quello del bar, c’è chi lo preferisce macchiato con il latte e chi lo arricchisce con un goccetto di anice. E poi vai di tazza fredda, tazza calda, in vetro o in monouso compostabile, insomma questo caffè si evolve con il tempo, si migliora, si fa più giovane, ma il suo significato non cambia mai.

Gli hanno persino dedicato una Giornata Mondiale: dal 2015, infatti, ogni anno il 1° ottobre nei luoghi storici delle città di tutta Italia, si celebra il caffè day, all’insegna d’incontri ed eventi che valorizzino e sviluppino la cultura del caffè.

E mentre si attende una risposta dalla commissione Unesco venite, venite a Napoli e ammirate le sue bellezze, innamoratevi della sua storia, e poi quando sarete stanchi, fermatevi e prendetevi una tazza di caffè. E non abbiate paura di incantarvi mentre il cucchiaino gira perché sotto c’è lo zucchero che se sarete bravi fino in bocca vi arriverà…