Simbolo della transessualità (Foto dal Web)

Transessualità: un cammino verso il cambiamento

Un percorso di transizione fatto di tappe difficili da conquistare ma inscindibile dal traguardo finale dell’accettazione di sé.

Nello scorso articolo sulla transessualità abbiamo affrontato a grandi linee il tema cercando di far comprendere al lettore i pensieri che attraversano la mente di chi non si riconosce nel proprio corpo affinché si possano abbattere i muri pieni di pregiudizi e stereotipi, riportando anche alcune testimonianze di persone famose e non che hanno e continuano a lottare per i diritti delle persone transessuali. Ma, una volta accertata la presenza di un disagio interiore, cosa bisogna fare? Qual è il lungo iter da seguire che potrebbe portare al cambio biologico di sesso? Con questo articolo cerchiamo di scoprire le varie tappe da seguire.

La prima tappa potrebbe essere identificata sotto il termine di “introspezione”: la persona che avverte il disagio di trovarsi in un corpo che non riconosce come appartenente alla sua identità formula delle domande su di sé e sente il bisogno di un confronto che la porterà a chiedere l’aiuto di specialisti nel campo, quasi sempre uno psichiatra il quale consiglierà all’interessato un percorso psicoterapeutico. Da specificare che, purtroppo, la richiesta di una consulenza esterna non avviene quasi mai in tempi veloci e, anzi, non sempre avviene: i contesti sociali nei quali si vive influisce molto sulla scelta di compiere o meno tale passo, nascondendo la verità perfino a sé stessi, decidendo di non affrontarla e di nascondere la propria reale natura.

Paziente in psicoterapia (Foto dal Web)

Dopo sei mesi di percorso psicologico, si arriva alla terza tappa, dove entra in gioco un’altra figura medica specialista in endocrinologia e la “terapia ormonale”. Per accedere a tale terapia è necessaria l’autorizzazione congiunta dello psicologo e dell’endocrinologo. La terapia ormonale ha diversi obiettivi: 1) femminilizzare o mascolinizzare l’aspetto;
2) inibire manifestazioni fisiche proprie del sesso biologico (erezione, eiaculazione nei maschi e ciclo mestruale nelle femmine); 3) testare la determinazione del paziente: protratta per un periodo limitato, la terapia ormonale è reversibile. I cambiamenti indotti dalla suddetta terapia possono spingere verso la direzione scelta oppure verso una retromarcia. Se si optasse per la non interruzione del trattamento, esso continuerà per tutta la vita anche dopo la riconversione chirurgica.

(Foto dal Web)

Arriviamo alla quarta tappa, il “Real Life Test (RLT)” o “Test di Vita Reale”: la persona, generalmente agli inizi della terapia ormonale, inizia a vivere, sempre sotto un forte supporto psicologico, come persona del sesso a cui si sente appartenere. Anche questa fase ha una sorta di valenza auto-diagnostica perché si deve dimostrare sia a sé stessi che agli altri di essere capaci di vivere nel mondo reale nel genere scelto.

Passati due anni dall’inizio del percorso psicologico e qualora si richieda il cambio di sesso, si passa alla quinta tappa che consiste nell’iter legale. Il giudice del Tribunale competente di residenza, leggendo la richiesta di autorizzazione all’intervento allegata dalle relazioni dei professionisti sul percorso effettuato, valutando le perizie di parte e ascoltando i pareri dei periti d’ufficio, può concedere o meno l’autorizzazione stessa all’operazione chirurgica.

Ed eccoci giunti alla sesta tappa, forse quella cruciale per una persona transessuale: la “RCS – Riconversione chirurgica del sesso”. Essa consiste nella rimozione degli organi geniali primari e secondari e la ricostruzione di strutture fisiche simili agli organi sessuali secondari del sesso desiderato (neo-vagina o neo-pene).

A partire dal “Real Life Test”, la persona transessuale, sempre con il supporto di professionisti e associazioni, viene seguita affinché possa avere un soddisfacente reinserimento sociale in tutti gli aspetti della propria vita ossia dal punto di vista lavorativo, affettivo, relazionale come membro del genere scelto. Lo scopo è quella dell’affermazione completa del proprio progetto di vita e di cittadinanza attiva; dopotutto, non è altro se non lo scopo che ogni essere umano che tiene alla sua felicità e alla sua realizzazione personale si prefigge.