Donna transessuale al Gay Pride di San Paolo del 2008 (Foto dal Web)

Transessualità: una guerra per la felicità.

Viaggio nella transessualità per comprenderne le origini, il percorso e per scardinarne i tabù.

“Il mondo è bello perché è vario”. Se tutti noi condividessimo questo pensiero l’articolo non avrebbe ragion di esistere. Purtroppo, non è così. Non riusciamo a rispettare le nostre diversità, ciò che ci rende unici e speciali e non ci sforziamo ad andare, non oltre, bensì dentro le vite e le situazioni che ogni essere umano vive.

La transessualità, nel pensiero comune, almeno nel mondo occidentale, potrebbe essere considerato quasi alla pari di “un bellissimo panino con porchetta, provola e patatine” oppure di “un gustoso gelato a vaniglia e cioccolato ricoperto di panna”: uno sfizio, qualcosa di cui non è necessario, un cammino condotto da persone “viziose” che finiranno tutte a battere il marciapiede. Ahimè! Spesso è così per il motivo semplice che sono davvero pochi coloro che darebbero un lavoro alle persone transessuali. Indipendentemente dall’istruzione ricevuta, dalle abilità e competenze acquisite.

Kathoey (termine thai che si riferisce sia ad una donna transgender sia ad un maschio gay effeminato) per la strada. (Foto dal Web)

Partiamo dal primo punto: cos’è la transessualità? Consultando il Vocabolario Treccani, “il transessuale è colui il cui comportamento sessuale è caratterizzato dalla non accettazione del proprio sesso e dall’identificazione in quell’opposto”. Per spiegare la transessualità in frasi semplici, digeribili anche da un pargolo, riportiamo proprio quelle che Vladimir Luxuria, ex parlamentare durante l’ultimo governo Prodi ed attivista per i diritti LGBTQ, usò durante una trasmissione televisiva “Alla Lavagnaandata in onda su Rai3 proprio davanti a dei bambini: “Quando sono nato ero un maschietto, ma non ero contento di esserlo. Sentivo dentro di me di essere una bambina. Mi piaceva giocare con le bambole, sentire i profumi che usava mia mamma in bagno. Quando mi guardavo allo specchio avevo un’immagine dentro di me diversa da quello che ero. Ho cercato di cambiare, pensando di essere sbagliata. Ma stavo diventando un bambino molto malinconico. Allora ho deciso di confessare tutto. Qualcuno mi ha capita, qualcuno no. Ma oggi sono diventata una persona molto più equilibrata. Non si diventa così, si nasce così”.

Vlamidir Luxuria al Roma Pride 2019 (Foto dal Web)

Vladimir Luxuria ha cercato durante la sua vita come hanno fatto tantissime altre persone nella tua stessa situazione, di far comprendere che i transessuali, più che sentirsi in un corpo sbagliato, avvertono fisicamente una mutilazione o una presenza ingombrante di una parte del corpo: nei maschi tale processo s’identifica nella mancata crescita del seno e nella presenza non compatibile con la loro identità interiore del membro maschile mentre per le femmine si manifesta tale disagio con il rifiuto del seno femminile e del desiderio di un organo riproduttivo diverso rispetto a quello dato in dote dalla natura alle donne.

La parola “disagio” non è stata usata casualmente. La transessualità, in ambito psicologico e psichiatrico, viene definita nel DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), una sorta di “Bibbia” per chi lavora nel settore, come disforia di genere, ossia “il malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso fenotipico o nel genere assegnatogli alla nascita”. Attenzione! Il fatto che si trovi in questo libro non classifica la transessualità come una malattia! Anzi: il 18 giugno 2018 viene ufficialmente depatoligizzata, ovvero non è da considerarsi un disturbo mentale. Tuttavia, è importantissimo che rimanga nel DSM per consentire l’accesso a quelle cure mediche che la condizione richiede.

In tutto questo, dove trova spazio l’orientamento sessuale? Tra le tante convinzioni che aleggia nel volgo è presente anche quella in cui gli uomini e le donne che si operano sono attratti dal loro sesso originario. Non è così! Un  uomo o donna transessuale potrebbero essere eterosessuali, omosessuali, bisessuali (anche asessuali). Quindi, non esiste alcun legame tra la transessualità e l’orientamento sessuale.

L’attivista Sylvia Rae Rivera (New York, Stati Uniti d’America, 2luglio 1951 – Saint Vincent’s Catholic Medical Center, Stati Uniti d’America, 19 febbraio 2002) (Foto dal Web)

In quasi tutti i casi, la transessualità comincia a manifestarsi in età preadolescenziale. Una delle persone transessuali più famose del mondo era ed è tuttora, nonostante la sua morte, Sylvia Rae Rivera, attivista statunitense e icona del movimento LGBT in seguito ai famosi moti di Stonewall del 1969 contro la polizia di New York e celebrati ogni anno con la marcia del Gay Pride. Ed è grazie alle battaglie che hanno portato avanti per decenni persone come lei e Vladimir Luxuria che, adesso, la transessualità nei bambini e negli adolescenti, grazie anche a dei genitori informati e consapevoli, è affrontata diversamente.

Lo dimostra intensamente il discorso fatto da Elsa, una bambina di 8 anni, che in un’audizione pubblica in Spagna risalente al dicembre scorso, davanti a tanti adulti seduti, riesce a descrivere con sublime e stucchevole semplicità cosa sia la transessualità: “Sono una bambina transessuale. Mi chiamo Elsa e ho 8 anni e mi sento amata e rispettata. Negli ultimi quattro anni ho vissuto un cammino molto importante, il cammino della felicità.”

La felicità perdurante che non ci lascia via al battito d’ali d’un uccello rappresenta una vittoria dolorosa con un costo spesso molto alto da pagare (di cui parleremo nel prossimo articolo). Nel frattempo, cominciamo a prendere esempio da persone come Vlamidir, Sylvia ed Elsa che hanno avuto l’inimitabile coraggio di intraprendere il cammino della verità nella quale possiamo trovare la libertà e la conseguente, già citata, felicità.