Spazio comunale Piazza Forcella. (Fonte: https://www.facebook.com/piazzeforcella/)

Il teatro e le donne a Forcella: un connubio perfetto

Il teatro può migliorare la vita: si raccontano per noi le donne coinvolte nel progetto “la scena delle donne”.

Si parte dalle mogli, dalle madri, dalle figlie, che si trovano in difficoltà per svariati motivi. Si ritorna alle donne, alla loro essenza, liberata da ogni ruolo, arricchita dalle loro passioni. Sono sempre loro, con una gagliardia, destrezza e autostima che non sapevano di avere e che mettono in scena per noi. Tutto questo è la scena delle donne, progetto curato dall’associazione culturale femminile plurale, nata nel 2008 come gruppo informale e costituitasi definitivamente nel 2012.

Spazio comunale Piazza Forcella
Spazio comunale Piazza Forcella

Il fulcro portante di ogni iniziativa è lo spazio comunale Piazza Forcella, istituito per celebrare la memoria di Annalisa Durante, vittima della criminalità organizzata. Per non dimenticare quanto accaduto, per evitare di commettere gli stessi errori, la struttura (in Via Vicaria Vecchia n.23) si erge come punto di ritrovo e supporto sociale degli abitanti della zona. Il teatro della sede, (motore di tante iniziative), ogni lunedì e giovedì è popolato esclusivamente dalle donne.

Ecco l’incipit di “la scena delle donne”

In uno spazio contornato da libri, da scatti fotografici, articoli di giornale, locandine, Marina Rippa svolge le sue lezioni ogni lunedì e giovedì. Marina vive di teatro da anni, occupandosi sia di produzione che di pedagogia teatrale. Ma è stato nel ’94 che in un istituto magistrale, inizia a maturare l’idea di creare un progetto in loro onore.

Con gli anni l’idea si consolida sempre più: nel 2007 al Teatro del Popolo Trianon Viviani, con l’ausilio della direzione artistica di Nino D’Angelo, vi è un primo progetto dedicato alle donne del quartiere. Nel 2010 segue “con l’accompagnamento delle mamme” per mantenere viva la loro partecipazione. Altra importante vittoria nel settembre 2011, quando in parecchi partecipano al Bando “Donne, Integrazione e Periferie 2011” e tra i tanti si aggiudica il trofeo il progetto: “Piazza Bella Piazza”.

Dal 2011 ad oggi sono state tante le trasformazioni all’interno di quella piazza, ossia piazza Forcella. Perché il teatro può cambiare la vita, renderla migliore, dando la possibilità di esprimere se stessi, senza che qualcuno emetta dei giudizi. Ad oggi, il suo flusso è visibile su ogni suo adepto e dalle quattro mura del palco si diffonde altrove: famiglia, lavoro, vita quotidiana. Si continua ad essere in scena anche fuori dal teatro, portando con sé quanto il palco insegna, insieme a tutte le conquiste e vittorie quotidiane.

Chi sono queste donne?

Vedere coi propri occhi l’operato di Marina Rippa, lo stato di libertà e spensieratezza che vibra in ogni donna, la forte intesa che esiste tra loro, è tutt’altra cosa. Il caffè sospeso ha avuto la possibilità di conoscerne alcune, ascoltando tante storie diverse, legate ad una verità fondamentale: Marina Rippa con il teatro ha reso migliore la loro vita.

Anna Manzo: ” A teatro si porta il peso dell’anima

Anna Manzo sentiva eccessivamente il peso del suo corpo, sentiva il bisogno di camuffarsi. Il teatro le ha mostrato una verità diversa: sicurezza, poiché in quella dimensione si guarda l’anima, non il corpo. Ad oggi questa sicurezza la sente dentro sé nella vita di tutti i giorni. È cambiato anche il rapporto con gli altri, poiché nel dialogo è più propensa all’ascolto.

Inibire le difficoltà, con il teatro si può

Un’altra barriera infranta è quella della timidezza. Quella sensazione di disagio che talvolta ti esula dal mondo circostante. In alcuni momenti serve uno strattone, come è successo ad Anna Liguori. È stata spinta oltre il suo porto sicuro, per andare verso l’ignoto. Marina Rippa ha contribuito molto in questa metamorfosi “mentale”. Indispensabili sono state anche le sue compagne di viaggio. “Adesso faccio quello che voglio” afferma, “non dico sempre sì”, sono “ribelle”.

Iolanda Vasquez porta dentro sé due sovversioni. Si è affacciata al mondo del teatro in seguito ad alcuni comportamenti della nonna. Quest’ultima era in conflitto con il posto assegnatole dalla società, dalla famiglia patriarcale, ma con una forza non troppo grande per svicolare realmente dal ruolo che le era stato imposto. Iolanda dà maggior concretezza a quella forza, nel teatro e tramite il teatro, continuando la lotta della nonna.

Nel 2020 è fondamentale continuare questa battaglia, poiché, come giustamente afferma Flora Faliti, “per noi donne si fa ancora fatica a venire fuori nel mondo sociale”.

Ed è per questo motivo che non bisogna mai arrendersi. Per Anna Marigliano recitare è una passione. Attraverso il teatro si sente viva, libera e crede in se stessa. Ovviamente non vuole rinunciare a tutte queste sensazioni meravigliose. Così non solo fa qualcosa per lei, ma non è più sola: ha delle compagne che sono diventate una seconda famiglia, che credono in lei, dandole ancora più forza.

Questa è una opportunità per chiunque: vincere la timidezza, l’ansia da prestazione, uscire dagli schemi familiari e dalla routine. Quest’ultima è l’esperienza di Giusy Esposito, aggiuntasi al gruppo da poco tempo. Tuttavia crede in questa esperienza, vista come occasione per socializzare, conoscere altre persone, crescere e superare tanti ostacoli.

Su tutte queste donne si stende la mano protettiva di San Gennaro

Il teatro può davvero cambiare la vita e renderla migliore? Ecco cosa pensano le donne di Forcella, da anni coinvolte nel progetto "la scena delle donne".
Jorit Agoch: San Gennaro

Il volto di San Gennaro segna un confine sottile e immaginario tra via Duomo e via Vicaria Vecchia. Infatti, per diversi anni Forcella è stata nel dimenticatoio, tenuta ai margini urbani dai napoletani stessi e dai turisti. Nell’ultimo anno qualcosa sta cambiando e viaggiano in parallelo la salvezza delle persone con quella del luogo.

Un luogo in cui si diffondono i rami di un unico albero, di cui le donne sono i suoi frutti. La sensazione è quella di un gruppo solidale, in cui la più prorompente aiuta la più timida ad uscire fuori, diventando un tutt’uno. Una famiglia che ballando, cantando, ridendo, dimentica le sue preoccupazioni, ansie e timori. Sui loro corpi in movimento un grigiore si libra nell’aria e va via. In questa estasi anche il semplice spettatore è coinvolto.

Una nuova famiglia, in una comunità rinata

In quella dimensione tornano alla memoria alcune parole di Elena Ferrante, la misteriosa autrice della famosa saga “L’amica Geniale”. Ambientata in una Napoli violenta e sanguinaria, non rispettosa delle leggi, degradata e segnata dalla miseria. Lila e Lenù, due donne coraggiose e forti, hanno sempre cercato di cambiarla, per creare una comunità diversa. Poiché 

una comunità che trova naturale soffocare con la cura dei figli e della casa tante energie intellettuali di donne, è nemica di se stessa e non se ne accorge”.

Elena Ferrante

A questa società si desidera svoltare, per andare verso le donne attive nel teatro dello spazio comunale Piazza Forcella.