Threesome Locandina a cura di Federica D’Avanzo

Threesome: tutta la persuasione del piacere

Nella galleria WeSpace il Kamasutra visto con gli occhi di Simone Trapani e Gianluca Cocchia.

In principio il sipario si apre e sotto i nostri occhi uno spettacolo sensoriale, naturale ed innovativo trae origine. Il primo atto nella Galleria WeSpace, (vico del Vasto a Chiaja 52) una vera e propria fucina di artisti. Qui, dal 15 al 21 Febbraio, le attrici principali saranno le fotografie di Simone Trapani e le opere dell’acquarellista Gianluca Cocchia. Threesome, il nome dell’evento sul piacere primordiale e il kamasutra, è a cura di Federica D’Avanzo, una giovane curatrice campana che ha collaborato con Paratissima Art Fair a Torino, mentre prossimamente si occuperà dell’organizzazione del Lucca Art Fair e del Premio Combat 2020.

Dalle posizioni sessuali alla posizione che l’uomo assume all’interno della società: una posizione nascosta, timorosa.

Simone Trapani crede e afferma che la sessualità sia vittima dei pregiudizi della società odierna. Questo induce l’uomo a reprimere le sue voglie o a credere che siano sbagliate. “Si tende dunque” – come dichiara l’artista – “ a limitare il piacere, per paura, per vergogna, per le migliaia di difficoltà che si possono trovare”. L’obiettivo è recidere gli anelli di questa catena d’oppressione, vincere la ritrosia della società, liberando l’uomo da ogni tabù.

Ma qual è l’origine dell’intero percorso?

La mostra Threesome si connette con il testo originale, ossia con le “caratteristiche primordiali del libro” del Kamasutra. Un libro che si basa sul piacere declinato in tre parole, tradotte in italiano come Società, Sesso, Successo. Una perfetta triade, in cui ogni elemento si abbraccia, assumendo qualcosa dell’altro (anche nella fonetica). Dunque, un insieme inscindibile, poiché “Threesome è uno, ma in tre elementi”, in continua comunione. Tuttavia oggi la società tende a reprimere il sesso, a considerare questo legame come infamante. Deve nascondersi: questo è quanto si pensa.

“Nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti” (Pirandello).

Questo l’obiettivo della mostra Threesome: proporre una svolta, puntare verso una apertura, mettendo in gioco se stessi e gli altri, rischiando, osando. Un atto coraggioso e doveroso per ottenere un cambiamento: le tre S si denudano, mostrando il loro volto autentico nella splendida cornice della galleria WeSpace, tramite le opere di Simone Trapani e Gianluca Cocchia. Insomma, l’arte può essere considerata una terapia per salvare quegli uomini che “si privano di un orgasmo di vita a causa della società” (Federica D’Avanzo).

Tuttavia la società indiana, (il cui confronto è doveroso, attese le origini indiane di un antico testo come il Kāma Sūtra), in particolare per la sessualità femminile, vive in rigorose barriere, difficilmente aperte agli uomini. “Dunque” – confessa Simone – “è stato complicato per noi artisti immedesimarsi […] per capire i concetti cardini e cercare di scardinare, far saltare delle viti, ovviamente essendo rispettosi, essendo veritieri”. Per questo motivo Simone Trapani ama definirsi audace, ma mai spericolato. Poiché uno studio continuo e attento delle fonti non è mai mancato.

Che cosa è l’audacia?

L’audacia è una forza, la stessa che vive nel progetto esclusivo di Simone, dal titolo “Osmosi”. Quest’ultimo, un movimento chimico, biologico e naturale, è determinato da una potenza interna. E cosa sono i rapporti di tipo carnale, se non “un rapporto osmotico, […] una energia che si va ad intrecciare tra due corpi […] completamente diversi?”. (Simone Trapani).

Attraverso questa forza primordiale e naturale si intende sovvertire la società odierna. Ripetuti colpi per infrangere le barriere, creare delle crepe fino al crollo definitivo. Dopo la scossa, un nuovo big-bang. Non a caso il progetto di Simone non si basa su un equilibrio, ma su frammenti rotti, i quali talvolta possono coincidere con la vita reale, come crede anche lo scrittore Alessandro Barrico:

“Tutte le bocce di cristallo che avrai rotto, erano solo vita. Non sono quelli gli errori, quella è vita… e la vita vera magari è proprio quella che si spacca”.

Inoltre, questa tenacia non si arresta all’interno della galleria WeSpace. Qui, le mura si abbattono, creando “una finestra sul mondo”. Infatti, all’interno della galleria si svolge solo il primo atto di un’opera teatrale che continuerà altrove. Le ambientazioni e le opere mostrate saranno diverse, ma ovunque il soggetto sarà uguale: il piacere non soppresso dalla società.
Sarà un piacere sensoriale che risveglia il tatto, (tramite teli neri che separano ogni area), che stimola l’udito tramite la musica elettroacustica “Sex Carol” di Marco Autiero, che, connettendosi alla natura, trasmette nelle note che compone i suoi stessi suoni. Ma il piacere sprigionato aguzzerà soprattutto la vista.

Cosa possiamo ammirare?

Le opere di Simone Trapani e Gianluca Cocchia sulle 66 posizioni del Kamasutra, declinano in maniera diversa questo tema. Simone attraverso fotografie cupe, turbolente, dinamiche, eleganti ed estetiche. I suoi modelli assumono posizioni classiche, manieriste, “di un’epoca che non sembra la nostra” (come afferma lo stesso Simone). Gianluca Cocchia invece è acquarellista, nei suoi acquerelli domina un tratto più leggero, tuttavia contemporaneo. Ecco che si viene a creare una “dicotomia netta, un ossimoro […] tra la mia fotografia” e le sue opere, come spiega ancora Simone.

Tuttavia in entrambe riecheggiano le parole di Gabriele D’Annunzio:

Il piacere è il più certo mezzo di riconoscimento offertoci dalla Natura”.

Un piacere che non merita di essere ottenebrato e che la galleria WeSpace, dal 15 al 21 Febbraio, mostrerà con audacia ed energia. Protagoniste le opere d’arte di Simone Trapani e Gianluca Cocchia, due artisti coraggiosi, sinceri, innovativi, in cui si sgretolano i tabù imposti dalla nostra società.