Foto di Vincenzo Izzo

Foto di Vincenzo Izzo

Covid-19, come la pandemia ha rivoluzionato il nostro modo di lavorare

Smart Working, DAD, flex studio, la pandemia sta cambiando ogni nostra abitudine. Quali possono essere le soluzioni utili per il futuro? Abbiamo raccolto alcune testimonianze

Questo problema che stiamo vivendo, dovuto alla pandemia da COVID-19, ha rivoluzionato il mondo del lavoro nonché le vite di tutti, trasformando le nostre abitudini e la nostra forma mentis. Lavorativamente quali cambiamenti sono stati adottati? Ad oggi facendo un bilancio, risulta positivo o negativo il riscontro?

La scuola, è stata spesso oggetto di polemiche, su tenere aperte tali strutture o lavorare a distanza (DAD), limitando la proliferazione del virus che potrebbe avvenire attraverso i contatti di classe. La salute è un bene fondamentale, sancito dalla Costituzione italiana che gli dedica l’intero articolo 32, il diritto alla salute secondo l’OMS è “uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale e non soltanto l’assenza di malattia o di infermità”. L’istruzione è un altro diritto fondamentale per l’individuo, sancito dalla nostra Costituzione in tre articoli, parlando, solo dell’articolo 34, esso ci dice:” la scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita”. Cercare un accordo per tutelare entrambi, questi diritti, non è stato semplice. Dopo vari tentativi legati all’andamento della diffusione del virus, l’unico elemento che conciliava il tutto, per quanto riguarda la scolastica, è stata la DAD.

Primo dibattito è quello affrontato con la docente Filomena Zito, insegnante elementare, che si esprime sulla DAD dicendo: “trovo questa soluzione molto positiva perchè ci permette di continuare a lavorare e di mantenere il contatto con gli alunni, senza esporli al rischio. Inizialmente non è stato facile, i bambini si sentivano smarriti e confusi nel doversi relazionare attraverso un pc, come ogni cambiamento che spaventa. Col passare del tempo queste paure sono scomparse, gli alunni partecipano con attenzione ed impegno. Se dovessi valutare i pro e i contro, di tale iniziativa, direi: che questa metodica è una soluzione per molte insegnanti che hanno difficoltà a raggiungere il luogo di lavoro e anche per tutte quelle docenti che hanno problemi di salute, soprattutto legate a problematiche immunitarie (che quindi non possono avere contatto con altre persone) o donne in gravidanza. Tra gli aspetti negativi, il più importate è il contatto umano che viene a mancare, la carezza di incoraggiamento quando il bambino non riesce ad esprimersi perché non si sente capace, ciò avviene in parte dietro ad uno schermo. Un altro punto negativo che va migliorato è la connessione internet che spesso è scarsa, l’impossibilità della famiglia a possedere un pc personale per ogni figlio e non meno importante uno spazio tranquillo dove ognuno può svolgere le sue attività. La cosa che, però, trovo meravigliosa, è la comunicazione tra alunno-maestra che avviene anche fuori dall’orario di studio, quel ti voglio bene maestra, quel cuoricino ricevuto, tramite un messaggio inaspettato, dà coraggio anche a noi docenti e ci spinge a fare del nostro meglio”.

Importate è sentire anche l’opinione e le sensazioni di un alunno della scuola primaria che afferma: “quello che trasmette la maestra quando spiega non può essere mai paragonato a quando si è a scuola, perché c’è un contatto viso a viso, mentre in DAD la maestra non riesce a percepire dalla tua faccia se sei attento o se sei triste. Con i compagni ho un buonissimo rapporto, in DAD però non è come a scuola che puoi parlarci in ogni momento e scherzare. Dopo la pandemia bisogna andare a scuola, la DAD potrebbe essere utile solo se un ragazzo non può andare a scuola per delle problematiche importanti. Poi ho spesso problemi, di audio, di telecamera e non sempre riesco a seguire le lezioni, anche mio fratello più grande, ha avuto tante difficoltà nel passaggio dalle medie alle superiori, conoscersi dietro uno schermo è difficile. Il primo anno viene chiamato anno di ambientazione perché è tutto nuovo, scuola, amici, professori, quindi averlo cominciato in DAD non è il massimo”.

Foto di Vincenzo Izzo
Foto di Vincenzo Izzo

E le mamme cosa pensano della DAD?

Chiacchierando con la signora Michela Tutti, mamma di una bambina della scuola dell’infanzia, ci racconta che la sua esperienza è stata positiva, perché fortunatamente sua figlia riesce a stare al passo con le maestre senza tante difficoltà, sottolinea che non per tutti i bambini è stato così. Ma, dal punto di vista umano, stare senza poter giocare e condividere momenti di spensieratezza, non partecipare a progetti e attività scolastiche ed extra scolastiche non consente di socializzare e ti isola dal resto del mondo. Quindi la DAD va benissimo in questo periodo di emergenza, ma non potrà essere mai sostituita alla scuola tradizionale.

Per quanto riguarda le altre attività per le quali è stato possibile lo Smart Working, abbiamo intervistato il dottor Salvatore Albano vice presidente e direttore vendite mondo per il settore agroalimentare.

“Premetto che pratico lo Smart Working da 15 anni, da quando cioè ho iniziato a lavorare per una multinazionale americana.Pertanto le mie considerazioni sono“:

Vantaggi

  • Possibilità di bilanciare meglio il rapporto fra vita privata e vita lavorativa.
  • Accorcia le distanze tra lavoratore ed imprese. Questo è il caso di imprese concentrate in grandi città e lavoratori residenti nelle periferie a molta distanza.
  • Aiuta a ridurre i costi per i lavoratori. Per esempio, abbonamenti treni, autobus/pullman legati al pendolarismo.
  • Riduce l’inquinamento, per il minor numero di veicoli che transitano sulle strade.
  • Responsabilizzazione dei lavoratori nell’organizzarsi il lavoro.
  • Aumenta la produttività, eliminando i tempi cosiddetti morti.

Svantaggi 

  • Rischio di alienazione ed isolamento per mancanza di contatto fisico con i collegi.
  • Richiede spazi adeguati in casa al fine di creare un ambiente adatto a concentrarsi privo di distrazioni.
  • Lascia al lavoratore la valutazione dell’impatto ergonomico dell’ambiente di lavoro (luce, postura qualità dell’aria).
  • Le tensioni e lo stress del lavoro tendono a confinare nell’ambiente domestico.
  • Impatto economico sull’indotto ovvero i bar, ristoranti e negozi la cui economia ruota attorno ai grandi uffici.

Le mie osservazioni riguardo la prospettiva futura sono: nel mio caso, vivo a Parigi siamo passati da un lavoro d’ufficio ad una modalità chiama “flex office”. Ci si reca in ufficio 1/2 volte a settimana in occasione di riunioni preorganizzate con i colleghi/clienti o di eventi collettivi. Non abbiamo più uffici o scrivanie assegnate e ciascuno spazio e condiviso.Pur riconoscendo un grande valore sociale ed economico allo Smart Working, credo tuttavia per gli svantaggi evidenziati sopra, vada bilanciato con il lavoro in presenza. Le interazioni e la costruzione dei rapporti umani hanno una grande componente legata al “non detto” che nessuna tecnologia ad oggi è veramente in grado di sostituire. Inoltre l’accesso alla tecnologia deve essere garantito e di qualità per tutti i lavoratori e va lasciata la possibilità a coloro che non hanno adeguati spazi in casa, di poter continuare a lavorare in ufficio

Abbiamo voluto approfondire questo argomento, anche dal punto psicologico, con la dottoressa Lucia Boriello, psicologa- psicoterapeuta della Gestalt.

Lei afferma che questa è la sua prima esperienza da remoto, ci dice che il lavoro online richiede maggior concentrazione al professionista perché non si hanno una serie di informazioni che riguardano soprattutto la relazione nello spazio fisico della stanza, che diventa invece uno spazio virtuale. Alcune persone vivono la componente virtuale come un impedimento alla libera espressione di sé, altre invece si sentono più incoraggiate ad esprimere contenuti intimi, proprio perché sperimentano la distanza come una forma di protezione. Resta invariato il potere trasformativo della psicoterapia laddove c’è intenzione da parte del paziente di affidarsi al terapeuta nel processo di esplorazione e di conoscenza di sé.

Raccogliendo le varie opinioni, viene fuori che la verità è sempre nel mezzo, la cosa importante è avere degli strumenti per affrontare questa pandemia con l’augurio che al più presto si ritorni alla normalità.

Noi del “Il caffè sospeso” ringraziamo tutte le testimonianze ricevute che hanno reso possibile la stesura di quest’articolo, anche a quelle non menzionate per motivi di pubblicazione.