Matteo durante l'intervista, Gennaio 2020

Matteo

Tokyo 2020: Matteo il nostro piccolo grande campione

La storia di Matteo, ragazzino di San Giorgio a Cremano scelto per i Giochi Paralimpici di quest’anno. La sua famiglia ci ha raccontato dell’adozione, dell’importanza del sociale, e del progetto di recupero per l’ex nosocomio Dentale.

Matteo è un ragazzino di 11 anni. È affetto da focomelia, una malattia genetica che comporta malformazioni agli arti. Parlando con lui, guardando i suoi occhi grandi e dolci ed il suo sorriso, spesso ci si dimentica della sua condizione. Matteo sogna di incontrare il calciatore Francesco Totti, e vorrebbe diventare un giorno poliziotto della scientifica. È un ragazzino come tanti, con dei sogni e delle passioni. Eppure la società non sempre gli consente di avere gli stessi mezzi per poterli realizzare.

Per fortuna Matteo è stato scelto, quando ancora era un neonato, da due splendidi genitori che l’hanno adottato e continuano a lottare giorno per giorno per dargli ciò che per tutti noi è scontato. La loro storia è stata trasmessa anche su scala nazionale, e dal servizio trasmesso su Tg3 si scopre che Matteo è stato selezionato per partecipare alle gare di nuoto dei Giochi Paralimpici, che si terranno quest’anno a Tokyo.

Matteo, dal servizio alla tv si è capito che la scuola non ti piace proprio. Ma una cosa che ami fare c’è: nuotare. Quando hai cominciato?

 “Circa 5 anni fa.”

Cosa provi quando nuoti?

“È bellissimo, sento una sensazione di libertà.”

Partirai probabilmente per Tokyo, ti senti emozionato? Cosa ti aspetti da questa esperienza?

“Spero di vincere, però ce la metterò tutta.”

Il nosocomio Dentale: ieri e oggi

Matteo e i suoi genitori sono molto legati all’associazione “La Vita”, e con essa hanno elaborato vari progetti sociali da poter realizzare nell’ex nosocomio Dentale presente a via Roma a San Giorgio a Cremano. La struttura era stata donata alla città dal marchese Leopoldo Dentale, che depositò agli inizi del Novecento un testamento in favore di tutti gli indigenti di Napoli e dintorni.

Nel documento erano presenti perfino le regole da seguire per il funzionamento della struttura, affidando all’arcivescovo del tempo la nomina di un consiglio di amministrazione. L’Arcidiocesi di Napoli, ricevendo la proprietà del patrimonio del Marchese, aveva però l’obbligo di rispettare le suddette volontà. All’inizio del millennio si cominciarono ad accumulare debiti, fino alla ufficiale estinzione della Fondazione, e la chiusura di tutte le attività di assistenza e ospitalità.

“Il sociale è di tutti”

 Il papà di Matteo, Tommaso Castaldo, ci ha raccontato dell’associazione, dei progetti, e ha esteso un appello a tutta la popolazione:

“Ringrazio innanzitutto Don Giuseppe Cavallaro dell’associazione “La Vita” perché mette in primo piano il vero sociale a cui tutti dovrebbero dedicarsi. La prima battaglia che tentiamo di fare è far capire alla curia che la struttura dell’ex nosocomio le è stata donata per un motivo. È giusto che sia il testamento che chi l’ha donato vengano rispettati. I progetti da poter realizzare sono tanti. C’è chi ci aiuta in questa battaglia, ma vorremmo che tutta la popolazione rispondesse a questo appello. La struttura potrebbe essere molto importante per il territorio. Lo scopo sociale deve prevalere su quello politico. Matteo, in quanto disabile, non è solo mio. Matteo è di tutti. Abbiamo raccolto mille firme, continueremo a raccoglierle per mandarle al Papa, sperando di consegnarle io personalmente.”

Cosa bisogna fare per partecipare all’appello?

“Tutti possono firmare richiedendo i moduli all’Associazione La Vita.”

“Le persone hanno paura di donarsi”

A proposito di Matteo e di Tokyo, sicuramente senza il vostro aiuto non sarebbe stato possibile raggiungere questo piccolo grande traguardo. C’è qualche consiglio che vorrebbe condividere con chi è genitore?

“Il consiglio che io e mia moglie diamo sempre è, per chi vive una situazione come quella della nostra famiglia, di considerarla non come un peso, piuttosto comprendere che è una convivenza con chi vive diversamente. Quando ci incontrano ci dicono “voi siete bravi, avete raggiunto grandi obiettivi”. Ma è soltanto questione di buona volontà, chiunque può riuscirci. Dio, anche senza di noi, avrebbe trovato un’altra strada per Matteo. Siamo stati scelti e abbiamo risposto con gioia a questa chiamata. Nella vita è tutta una questione di vocazioni. E tra le nostre c’è stata quella di aver scelto questo grande dono che si chiama Matteo.”

Matteo e i suoi genitori
“L’adozione è come un parto. Non puoi programmare come sarà tuo figlio. Spesso capita che le persone scelgano di adottare per seguire dei loro disegni. Ma l’amore non va scelto perché accontenta dei canoni. L’amore va scelto perché si ama e basta.
Insistete, anche se i bambini hanno delle difficoltà. Molto spesso la gente ha paura di donarsi, ha paura di non essere all’altezza per affrontare questi problemi. Ma io penso che sia solo questione di buona volontà. Matteo riesce a gestirsi molto spesso anche da solo. Nonostante la sua difficoltà Matteo è un miracolo della natura