Villa delle Ginestre, foto dal web

Villa delle Ginestre, foto dal web

Viaggio breve tra le meraviglie di Torre del Greco, la capitale mondiale dell’oro rosso

Ville antiche, coralli e cammei: tutte le perle della città all’ombra del Vesuvio

Se vi è capitato di passare per Torre del Greco o avete cercato la città su una cartina, avrete senz’altro avuto modo di constatare che la città si trova esattamente al centro del Golfo di Napoli, con il Vesuvio che le fa da cornice. Meta molto ambita per la bellezza dei paesaggi e per la salubrità del clima, Torre è passata agli onori di cronaca soprattutto per le eruzioni del vulcano, chiamato da queste parti a’ muntagna.

L’origine del suo nome è legato ad una legenda di un eremita greco che (si narra) piantò alle pendici del Vesuvio delle viti le cui uve avrebbero dato un ottimo vino.

Il  momento di massimo splendore si ha con l’arrivo dei Borboni a Napoli, che hanno lasciato in eredità, tra le altre, delle residenze storiche magnifiche, molte delle quali visitabili su appuntamento. Tra queste ricordiamo:

Villa del cardinale, caratterizzata un lungo viale che termina con una nicchia dove è posta la scultura di San Gennaro, nel gesto di fermare la lava. Villa molto sontuosa con affreschi settecenteschi, eleganti scale di marmo e bellissimi camini.                                             

Villa Macrina, oggi diventata biblioteca comunale, piena di testi antichi recuperati dai volontari dell’Archeoclub, dove è possibile (previa iscrizione) prendere in prestito i libri e approfondire le proprie conoscenze

Palazzo Vallelonga, costruito negli anni ’90 dalla famiglia Castiglione Morelli di Vallelonga, era inizialmente composto da rustiche fabbriche e poi trasformato successivamente in comode dimore per il periodo estivo, dove la famiglia era solita trasferirsi. Nel 1794 ci fu un terremoto che lo danneggiò gravemente ed il restauro fu effettuato dalla banca di Credito Popolare di Torre del Greco, che acquistò ciò che restava di palazzo Vallelonga per  farne una sede bancaria  e un luogo dedicato a rassegne stampa e culturali , come la mostra del corallo, proveniente da prestigiose collezioni private e dai musei di tutto il mondo. 

Un’altra villa, tra le più belle dell’area vesuviana, è Villa Prota, costruita nel XVIII secolo dai marchesi Curtis. Anche qui vi è un’edicola votiva con la statua di san Gennaro, il suo lungo giardino con ai lati scale di pietra e ampie terrazze, la rende una villa da fiaba.

Tra le più conosciute: Villa delle Ginestre, che si erge, maestosa, sulla collina dei Camaldoli. Questa villa vanta illustri ospiti, come Luigi Vanvitelli e Giacomo Leopardi che vi soggiornò per problemi di salute, potendo, da qui, respirare area salubre. Fu proprio da Villa delle Ginestre che scrisse La Ginestra.

Un’ oasi di tranquillità era Villa De Nicola a pochi passi dal Vesuvio, dove il primo presidente della Repubblica italiana Enrico De Nicola vi costruì la sua dimora per allontanarsi dal caos della città (e anche dalla politica!). Grande stimatore della poesia, usò questa villa come luogo d’incontro di personaggi come Benedetto Croce e Giovanni Porzio. Questa villa era un rifugio alle falde del Vesuvio, luogo dove meditare e trovare pace, come testimonia l’incisione inbeni portum, ossia: ho trovato “il porto”

Un altro gioiello della città torrese, è castello baronale: una costruzione quadrangolare con ampi cortili e privo di porticati con vista panoramica del golfo di Napoli, oggi divenuta sede del comune, dove avvengono tavoli di concertazione e dove il popolo può assistere ed intervenire alle varie assemblee riguardanti le problematiche della città. A proposito della genesi del suo nome, una leggenda narra che un tempo ogni fanciulla prossima al matrimonio era costretta a trascorrere la prima notte con il proprietario del Palazzo. Gli uomini torresi stanchi e infastiditi da tale situazione, chiesero al barone cosa volesse in cambio per lasciare la città ed egli rispose che per andare via pretendeva tanto oro quanto il suo peso corporeo (e il barone non era esattamente una silhouette!) Gli uomini torresi però si rimboccarono le maniche, riuscendo ad accumulare tutto l’oro necessario che il barone fu costretto ad abbandonare la città. Si racconta, che nel lasciare la città, il barone abbia dichiarato: “Se avessi saputo che Torre del Greco è così ricca non avrei mai lasciato la città!”

Al di là delle ville, la notorietà di Torre del Greco è dovuta soprattutto alla lavorazione del corallo, un’arte antica che risale al 1400, quando i torresi, sulle loro coralline, si spingevano fino al largo della costa africana.

Il vero boom però si ebbe negli anni ’70: durante questi anni, infatti, molte erano le famiglie che si lanciavano in questa attività per farne fonte di guadagno, i genitori insegnavano ai propri figli già dalla tenera età a lavorare l’oro rosso. La prima fase avveniva nei laboratori, dove queste pietre dalla forma ramificata, venivano tagliate per essere date alle famiglie che manualmente procedevano alla rifinitura. I più inesperti iniziavano con coralli di scarto procedendo alla bucatura, che avveniva su “bancarielli” (piccole tavole di legno): per fare ciò si usava una frusta e un fusetto con l’ago e la bucatura avveniva sotto un filo d’acqua corrente che serviva a non fare rompere il corallo. Un’altra fase era la lucidatura e l’assemblaggio di tutte le pietre uguali, in base al colore e alla dimensione.

Per molti anni è stata un’opportunità per molte donne che bucando ed infilando il corallo, nelle proprie abitazioni, riuscivano a gestire la casa ed i figli guadagnando soldi per andare avanti.

E anche se oggi la lavorazione del corallo non funge più al welfare di Torre del Greco come un tempo, è sempre bello passeggiare per le sue strade e ammirare le vetrine delle gioiellerie nella loro rossa maestosità di vetrine fiammanti, magari dopo aver visitato una delle tante Ville presenti sul territorio.