Giovanni Palumbo e Nicola Mondini durante la stesura della nuova opera.

Il ritorno de “Le Maschere del Vesuvio”

La compagnia teatrale non è rimasta con le mani in mano né durante il lockdown né durate l’estate: i nostri amici hanno in serbo per noi molte sorprese. Scopriamole insieme!

Salve ragazzi e grazie per aver accettato il mio invito. Innanzitutto, la prima cosa che vorrei chiedervi è come la vostra compagnia, il vostro gruppo ha reagito al lungo lockdown durato 3 mesi ed anche oltre per il settore di vostra competenza, ovvero quello dello spettacolo? Ne avete approfittato per cercare nuovi spunti, affinare le peculiarità artistiche, per effettuare videochiamate? Raccontatemi un po’ anche come personalmente avete vissuto questo terribile periodo e come avete cercato di reagire.

Ciao Daniele e grazie a te per questa intervista. Le “Maschere del Vesuvio” hanno colto questo periodo come una sfida per rinnovarsi. Abbiamo ragionato su nuovi linguaggi e nuovi contenuti, producendo “frammenti teatrali”, ciascuno di noi infatti ha realizzato da casa un breve filmato riproponendo un pezzo di repertorio teatrale che più si addicesse al periodo che stavamo attraversando.
Con “Puzzle”, scritto da Enrico Manzo, e con la partecipazione di Agostino Chiummariello, il lockdown è diventato la genesi narrativa di un cortometraggio nel quale ogni attore ha dovuto da solo allestire il mini-set e realizzare le riprese. Non abbiamo mancato di lanciare un grido d’allarme per difendere il teatro ei lavoratori del teatro messi in ginocchio dalla pandemia con “Ombra e Polvere”, nuovo cortometraggio scritto da Nicola Mondini e per la regia di Giovanni Palumbo. Questa opera ha visto il coinvolgimento delle migliori risorse tecniche della compagnia: Elvira Borriello per la scenografia ed i costumi, Raimondo Franzoni per le riprese, il montaggio e le musiche, Giorgia Bisanti per il disegno luci e Chiara La Marca per trucco e parrucco.
Il lockdown è stato il periodo nel quale è cresciuta, si è strutturata ed ha finalmente visto la luce la nostra opera prima.

Ecco! Ho accennato a “nuovi spunti”, ovvero nuove idee. Andando sulla pagina Facebook della vostra compagnia, c’è un post datato 10 luglio 2020 in cui c’è scritto, cito testualmente: “All’amore che muove i sogni e l’arte. Alle nostre miserie che mendicano amore. Nona ed ultima stesura. Fine”. Il post è accompagnato da una foto vostra. Allora, prima di iniziare ad indagare, vorrei fare una domanda molto semplice: perché lanciare la bomba a lavoro fatto senza tenere minimamente partecipi i vostri follower su ciò che stavate combinando? E di chi è stata l’idea di accompagnare tale citazione alla foto del post e, inoltre, perché proprio questa citazione?

Abbiamo ritenuto di sorprendere, spiazzare il nostro pubblico incuriosendolo come il teatro deve saper fare. Abbiamo scelto di ritirarci in una solitudine creativa, certamente aiutati dal lockdown, abbiamo vissuto giornate intense con una sola premura: trasferire nella scrittura la storia che ci portavamo dentro. La citazione di cui ci parli è l’unione di due intime tensioni che a nostro avviso permeano l’interezza dell’opera. L’idea di accompagnarla con questa citazione ci ha visti entrambi convinti.

Allora, cominciamo ad indagare su questo misterioso progetto, essendo ben consci di non poter svelare tutto. Chi ha collaborato alle nove stesure e quanto tempo vi ha portato via?

La scrittura è durata un anno ed è stata una scrittura a quattro mani.

L’ispirazione, da chi e come è arrivata? È stata esasperatamente ricercata oppure siete stati fortunati e vi è venuta a bussare alla porta?

L’embrione di questo testo giaceva in un cassetto di Giovanni che ha deciso di proporlo a Nicola ed è nata una struttura narrativa ampia, articolata e permettici di dire, anche un po’ ambiziosa.

Sarà uno spettacolo in cui il vernacolo napoletano, che tutto il mondo ci invidia, avrà la parte di protagonista oppure avete optato per una sorta di alternanza con la lingua italiana?

Abbiamo scelto la via della sperimentazione nei temi ma anche e, forse, soprattutto nei registri linguistici. Non vogliamo rivelare molto ma lo spettatore resterà sorpreso dal ricorso certamente innovativo alla lingua napoletana che costantemente interloquisce con l’italiano.

I personaggi. Ovviamente li lasciamo ancora nei loro gusci in attesa che si schiudano per il pubblico.
Tuttavia, vi chiedo se poteste rivelare non l’identità bensì le caratteristiche peculiari di un personaggio a voi molto caro (se esiste, naturalmente!)

Daniele qui ci chiedi davvero troppo! Possiamo dirti però che il nostro protagonista è lo specchio di una umanità complessa, articolata, che scava in realtà nelle vite di ciascuno di noi portando debolezze, forze, miserie, gioie che ciascuno di noi si porta dentro e che aspettano solo di essere raccontate sulle tavole del palcoscenico.

Per sapere se ci saranno momenti comici, drammatici o entrambi il pubblico dovrà pazientare. Ciò che mi preme è chiedervi se la vostra opera ha come fine ultimo quello dell’intrattenimento o se volete lanciare dei messaggi forti, degli spunti di riflessioni su tematiche attuali.

Ci proponiamo non solo di intrattenere ma anche di far riflettere, anche se speriamo di farlo con metodi diversi e con linguaggi nuovi.

Avete mai pensato di mollare, di non poter portare a termine il progetto? Ci sono stati momenti di tensioni se non di scontro su eventuali divergenze di vedute? Se sì, come le avete appianate?

Non ci sono mai stati momenti di scontro ma solo di confronto proficuo e di continua creazione. Ti mentiremmo se non dicessimo che spesso ci siamo sentiti non in grado, non all’altezza di una prova, spesso, davvero ardua.

La vostra compagnia ha sempre lanciato diversi trailer prima di portare in scena qualsiasi spettacolo o di concorrere ad un concorso con un documentario. Sarà così anche questa volta? Così, potremmo cominciare a farci una prima idea di ciò che il pubblico vedrà. Se sì, quanto tempo dovremmo attendere per la pubblicazione del primo sui vostri canali social?

Questa volta contiamo di sorprendere il nostro pubblico ancora di più. Questa opera prima sarà l’occasione per sperimentare anche fuori dal palco, fuori dal teatro sulle piattaforme sociali e non solo. Il linguaggio cinematografico, quello visivo, della sperimentazione e della ricerca di stili nuovi caratterizzerà la nuova stagione e credici, ne sarete davvero sorpresi.

Siamo giunti alla fatidica domanda: sono già state fissate le date? Vi potremo vedere sempre a San Sebastiano al Vesuvio?

Capirai che date non possiamo ancora prometterne, tuttavia stiamo lavorando per proporre questo testo a San Sebastiano ed anche in contesti nuovi.

Un motivo per cui dovremmo venire a vedervi.

Con questo testo abbiamo deciso di correre un rischio, di battere strade nuove e ci siamo messi alla prova. Lanciamo una sfida al nostro pubblico: venire a teatro per lasciarsi sorprendere da un teatro nuovo.

Bene. Grazie ragazzi e, per concludere, vorrei che deste un giudizio reciproco schietto, senza peli sulla lingua, su come l’uno è stato come collaboratore dell’altro.

Nicola: Giovanni ha un incredibile vena creativa, ha la severità e la disciplina dell’attore ed ha riversato tutte le sue peculiarità umane in questo lavoro a quattro mani.

Giovanni: Nicola è da sempre stato fonte sconfinata di cultura. Sin dai primi anni di scuola media ha dimostrato di possedere capacità linguistiche e riflessive fuori dal comune. Ho voluto fortemente la sua collaborazione perché sapevo che avrebbe dato un contributo forte alla stesura di quest’opera e cosi è stato e spero che così sarà anche per il pubblico che verrà ad applaudirci.