Foto dal web

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Coronavirus e inquinamento: un legame inversamente proporzionale

Un’indagine attenta, sensibile e chiara sugli effetti (benefici) della quarantena sull’inquinamento, a cura dell’ingegnere Alberto Di Buono

Immagine al satellite di Wuhan

Con l’ingegnere ambientale Alberto Di Buono abbiamo provato a tracciare un’analisi sugli effetti che il Covid – 19 ha sortito sull’ambiente. E la conclusione che ne è conseguita ha dell’interessante.

“Recenti immagini all’infrarosso, scattate dai satelliti Nasa ed Esa, dimostrano inconfutabilmente un crollo dei livelli di inquinamento in Cina dovuto al rallentamento economico provocato dal Coronavirus. Il calo della concentrazione di biossido di azoto – tra i più importanti indicatori di inquinamento – si è inizialmente concentrato nella regione di Wuhan – epicentro dell’epidemia – per poi estendersi in tutto il paese. L’immagine su riportata, infatti, non si riferisce al picco massimo della pandemia, ma al mese di febbraio 2020. Questa è la prima volta che si assiste a un calo così repentino e significativo dei livelli di inquinamento su un’area così ampia.”

E’ possibile scrutare l’effetto del rallentamento economico anche in Europa?

“Certo! Non c’è bisogno di andare così lontano. Per riferirci a cose di casa nostra basta osservare le immagini dell’Europa e della provincia di Napoli, realizzate dal satellite Copernicus Sentinel 5P e diffuse sul sito www.opera2030.org. Esse mostrano il confronto tra due scatti, uno di febbraio e l’altro di fine marzo 2020, in piena emergenza Coronavirus. Si può chiaramente verificare la drastica riduzione del biossido di azoto e delle polveri PM10.”

Febbraio 2020
Marzo 2020

“Al di là degli inopinabili dati scientifici, l’evidenza pratica di quanto su descritto è dimostrabile anche ai non addetti ai lavori dalla due seguenti fotografie, scattate personalmente in provincia di Napoli a distanza di un anno, la seconda in piena quarantena da Coronavirus.”

“Tutto ciò porta immediatamente a fare alcune palesi considerazioni.
Una è che l’aria pulita di cui si può godere in questo periodo non ha precedenti nei miei ricordi, tranne se non scavo nella lontana infanzia.”

Cosa sta a significare ciò?

“Dunque, la presenza di questo tipo di atmosfera dimostra senza alcun dubbio che il contesto nel quale abbiamo respirato fino a qualche settimana fa non era affatto normale, così come tanti eminenti addetti ai lavori propagandavano. Quindi il ritorno ad una situazione ambientale più naturale è possibile e nemmeno troppo complicata.
La seconda considerazione è che evidentemente quelle sensazioni di aria pesante, di cielo grigio e di difficoltà di respirazione che gran parte della popolazione residente lamentava fino a poco fa non era frutto di una sorta di psicosi collettiva da inquinamento, ma c’era qualcosa di concreto.
C’è anche una terza considerazione da fare: la tipologia di inquinamento che ha afflitto la provincia di Napoli fino a qualche settimana fa. Al blocco totale della circolazione stradale si contrappone il fatto che le principali industrie sono rimaste in funzione e che una coda di inverno ha obbligato a tenere accesi a massimo regime tutti gli impianti di riscaldamento domestico. Se si è comunque verificato un evidente miglioramento della qualità dell’aria, non si può che dedurre che i maggiori problemi di inquinamento dell’area sono additabili al traffico veicolare.”

Un po’ come avviene nei polmoni degli ex fumatori…

“Esattamente! Questo temporaneo fermo delle principali fonti di inquinamento produce per l’ambiente gli stessi benefici effetti a livello respiratorio di un incallito fumatore che smette di fumare per qualche mese.”

Secondo lei, è possibile vivere in modo “ecocompatibile”?

“Non ci vuole molto, le indicazioni che abbiamo ricevuto grazie a questa quarantena sono molto chiare. Se le principali fabbriche non si sono fermate, quando tutto riprenderà al massimo regime, basterà semplicemente avere un minimo di accortezza in più alle emissioni atmosferiche da parte di tutte le attività produttive per ottenere le stesse condizioni di salubrità di questi giorni. Non farà di certo male all’ambiente associare anche una maggiore attenzione alla manutenzione degli impianti di riscaldamento domestico ma, soprattutto, sarà indispensabile pensare a un radicale cambiamento del tipo di mobilità. Bisognerà limitare al massimo quella privata a vantaggio di un servizio pubblico che funzioni, incentivare il più possibile gli spostamenti a piedi, le piste ciclabili e i motori elettrici o a combustibili ecologici.”

Altre considerazioni?

“Mi sento di fare una considerazione squisitamente tecnica, che vuol essere più che altro una provocazione in termini ecologici. L’inquinamento atmosferico evidenziato dalle immagini, così come quello di tutti i grandi poli produttivi dei paesi industrializzati, arriva normalmente fino agli strati alti dell’atmosfera dove, grazie al trasporto a lunga distanza dei forti venti di alta quota, è diventato un fenomeno globale. Non a caso si stima che lo smog e le polveri sottili provocano fino a 70.000 decessi all’anno.
Se da un punto di vista ambientale si potesse idealmente quantificare l’effetto benefico del blocco globale delle attività produttive con il calcolo del numero di individui che, grazie a questa boccata di ossigeno, eviteranno di prendere nel prossimo futuro quelle bruttissime malattie senza speranza tipiche della nostra epoca, ebbene, probabilmente, detraendolo dal numero di decessi per pandemia, il saldo netto delle morti da coronavirus potrebbe essere molto più basso delle cifre raccapriccianti che si prevedono.
Chi davvero crede nell’Ipotesi Gaia, sa bene che tutto questo potrebbe non essere solo fantasia, ma un preciso monito di Madre Natura per farci riflettere e assumere in futuro un atteggiamento più responsabile verso la Natura e più umano nei confronti dei nostri simili.”

E noi ce lo auguriamo, caro ingegnere.