La tendenza a chiedere aiuto ai defunti, il credo (mai sconsacrato) di rivolgersi a loro per ottenere sostegno e protezione. Perché a Napoli questa credenza è dura a morire?
Febbraio è noto come il mese dei gatti e delle streghe, figure spesso associate al demoniaco, alla notte fonda e nera. Ad una dimensione mistica, in cui il limbo tra morti e vivi si assottiglia sempre di più e i defunti tornano a farci visita. A Napoli è vivo questo culto, in molte feste, tradizioni e luoghi, come nel Cimitero delle Fontanelle.
Il cimitero delle Fontanelle (Via Fontanelle, 80, quartiere Sanità)
Corpi addossati gli uni con gli altri, volti senza nomi e identità. Teschi tutti uguali, esposti alla comunità. Sono le anime pezzentelle, destinate a “quel secondo regno dove l’umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno”, (Dante Purgatorio I), un regno intermedio tra Paradiso e Inferno. Questi corpi venivano identificati con le anime dimoranti nel Purgatorio, bisognose di aiuto e attenzione. Le loro richieste non passarono inosservate.
Il rito dell’adozione
Secondo la tradizione, tra i meandri del cimitero si incamminavo alcune dame vestite di nero. Avevano con sé lumini o candele, portando così luce e vita in quell’oasi di morte. Inscenando una vera e propria processione, le donne sceglievano un’unica capuzzella (oppure potevano essere gli stessi teschi a trasmettere dei segnali per farsi scegliere). Non si conosceva il nome o l’identità del defunto, ciononostante diventava un nuovo membro della famiglia del devoto. Questo è noto come il rito dell’adozione, il quale prevedeva alcune fasi.
Il teschio veniva lucidato e pulito, talvolta anche cosparso di profumi e poi adagiato su un cuscino. Intorno al collo si avvolgeva un rosario, per rendere la forma di un cerchio. Il tutto era riscaldato dalla fiamma di una candela e inebriato dall’odore di alcuni fiori. Si recitavano in seguito delle preghiere, per aprire loro le porte del paradiso.
Vivo e morto: una simbiosi mistica e paradossale
Tra l’anima e il devoto si creava un solido legame, fraterno o anche materno. Un ponte di comunicazione tra vivi e morti, dominato dalla richiesta di soccorso e dal desiderio di salvezza. Il fedele riceveva in dono protezione e sostegno. In che modo?
Sono tante le versioni, tra le quali si racconta che la capuzzella andasse in sonno al vivente per rivelargli i numeri del lotto. Un vero cliché per i napoletani, ripreso anche in molte commedie:
“E’ troppo fortunato […] nun c’é sabato ca nu pizzica ll’ambo […] ‘o terno […]. E mo se sonna ‘a mamma, mo se sonna ‘o pate, ‘a sora, ‘o frato, ‘e nepute, ‘e cognate, ‘a nunnerella […]. Comme mette ‘a capa ncopp’ ‘o cuscino s’ ’e ssonn“.
Eduardo De Filippo: Non ti pago
Questa tradizione resiste al tempo, Napoli la trasmette ancora ai posteri
I napoletani difficilmente dimenticano questi culti. Infatti dopo anni e anni, il cimitero continua ad essere visitato da turisti e dai napoletani stessi. In quelle cavità tra tufo e pietre, riecheggiano le parole di questa memoria antica, di cui si tramandano le storie più popolari.
L’aneddoto del Capitano
Questa leggenda preserva, probabilmente, la sacralità del luogo. Qui una coppia di innamorati, lontani da sguardi indiscreti, si abbandonò alla passione. Questo atto non piacque ad una capuzzella, che rimproverò i due giovani, confessando di essere stato in vita terrena un capitano. L’uomo rise di lui e anzi lo sfidò: “Se puoi vieni al mio matrimonio”. Queste parole furono fatali. Dopo non molto tempo, l’uomo si sposò e al suo banchetto vi fu un invitato particolare: era il capitano, che con un sol tocco fulminò marito e moglie. Che adesso anche questa giovane coppia giaccia nel cimitero, credendo dunque al misticismo del luogo?
Nasce in seguito il desiderio di protrarre. Infatti, si depositano ancora oggi degli oggetti vicino ai vari teschi, come collanine, candele o anche biglietti dei treni. Tuttavia, perché all’epoca si preferiva chiedere aiuto ai defunti sicché ai vivi? E oggigiorno, esistono ancora delle testimonianze simili? Esistono ancora persone, che consapevoli di non poter ricevere protezione da chi è in vita, preferiscono rivolgersi a chi è oltrepassato oltre?
Oggi il cimitero è aperto ai turisti e ai napoletani stessi, dunque si può continuare tranquillamente questo rito. Ancora oggi si può pregare per le tante capuzzelle, che continuano a dimorare nel regno dei vivi, non solo fisicamente. Ricordando che una persona non muore mai veramente, quando continua a soggiornare nei cuori dei suoi cari. Oppure quando le sue imprese sono celebrate nei versi di qualche poesia, sui libri di storia o negli epitaffi di qualche importante monumento storico. Perché l’amore, l’arte, la poesia regalano l’immortalità, come sosteneva anche il drammaturgo Shakespeare:
“Finche’ uomini respirano e occhi vedono,vivranno questi miei versi, e daranno vita a te“.
Shakespeare: Shall I compare thee, ( Sonetto 18).
Di seguito alcuni contatti utili: Il cimitero delle Fontanelle (pagina facebook) Il cimitero delle Fontanelle (sito) Come raggiungere il cimitero delle Fontanelle: Indicazioni Google Maps