Anticorpo A13: oggi l’Alzheimer ha un nuovo nemico

Nuova speranza contro L’Alzheimer: scoperto anticorpo che elimina gli oligomeri tossici.

L’anticorpo A13 potrebbe essere la cura nelle fasi iniziali dell’Alzheimer, favorendo la nascita di nuovi neuroni. La scoperta, tutta italiana, è frutto di una collaborazione tra EBRI (European Brain Research Institute) Rita Levi Montalcini, istituto di ricerca dedicato alle Neuroscienze costituito nel 2002 per volontà del Premio Nobel, CNR, scuola normale superiore di Pisa, e Il Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma 3.

Le proteine Beta-Amiloidi creano all’interno dei neuroni gli A-Beta oligomeri, sostanze tossiche connesse al processo degenerativo dell’Alzheimer. L’anticorpo A13 sarebbe in grado di eliminare questi oligomeri tossici; nei topi sui quali sono stati effettuati i test, infatti, ha ridotto di circa l’80% i sintomi delle fasi iniziali della malattia. Si auspica un risultato corrispondente anche sull’uomo.

Nonostante tale scoperta, la ricerca non è ancora finita. Bisognerà proseguire con le sperimentazioni per oltre un anno. Poi si potrà procedere con l’individuazione di pazienti ai quali non è stata ancora diagnosticata la malattia.

Difficoltà della diagnosi

Purtroppo la diagnosi dell’Alzheimer non è mai certa. E’ data per esclusione, attraverso tac cerebrali e test neuropsicologici, e dalla presenza o assenza di altre malattie neurodegenerative. Campanello d’allarme è la riduzione della nascita di nuovi neuroni, oppure la presenza degli oligomeri tossici, a volte presenti anche 15 anni prima dell’insorgenza della malattia.

Dunque è bene prestare attenzione ai cambiamenti, che potrebbero segnalare la presenza del morbo. Tra i tanti: la perdita di memoria, difficoltà nella gestione di problemi e impegni, confusione spazio-temporale, e gli altri segnalati dall’Alzheimer’s association nel loro articolo dal titolo “10 sintomi e segnali del morbo di Alzheimer” (a cui si rimanda e di cui si consiglia la lettura).

I progressi farmacologici

Il morbo prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che nel 1907 scoprì la presenza delle placche amiloidi in un cervello umano. Dalla scoperta della malattia, l’unico farmaco in grado di rallentarne la violenza è l’inibitore dell’acetilcolinesterasi. Quest’ultimo è un enzima che distrugge il neurotrasmettitore carente proprio nei malati di Alzheimer.

Nonostante non abbia funzionato in un primo dosaggio, l’azienda statunitense Biogen ha presentato un farmaco, l’aducanumab, che contiene l’anticorpo specifico per i beta-amiloidi. Il farmaco in dosi maggiori dovrebbe essere efficace. Per avere un eventuale responso positivo dall’FDA bisognerà aspettare alcuni anni.

L’Alzheimer è un problema di tutta l’umanità

Si ritrovano dati sconcertanti sulla malattia nello studio pubblicato dall’ADI (Alzheimer Disease International) sulla rivista scientifica Lancet. Entro il 2040 i malati di Alzheimer aumenteranno del 70% nei paesi in via di sviluppo e del 100 % nei paesi industrializzati. Oggi nel mondo i malati sono più di 24 milioni. Nella speranza che sia efficace, la scoperta dell’anticorpo A13 rappresenta un bagliore di luce per l’intera umanità.