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Malessere d’animo: tutti i segnali che il nostro corpo ci manda

Ascoltare il nostro malessere potrebbe essere l’inizio di una straordinaria storia d’amore con noi stessi.

Ognuno  di noi almeno una volta nella vita ha sofferto del cosiddetto “mal d’animo”: turbamento, insoddisfazione, la costante pressione di tenere per se i cattivi pensieri portano ad uno stresso psicofisico veramente estenuante. La quotidianità, con le sue discussioni familiari, i problemi di coppia, il lavoro e tanto altro, può essere davvero pesante, soprattutto in alcuni periodi. In alcuni casi le conseguenze possono essere devastanti, anche a livello fisico: nausea, mal di testa, mal di stomaco e  capogiri.

Per questo motivo è importante rivolgersi ad uno specialista quando ci sentiamo un po’ giù: non c’è niente di male nel chiedere aiuto, anzi! Gli psicologi e psicoterapeuti che intervengono nel nostro in coscio per metterlo a nudo sarebbero ottimi complici del nostro potenziale, facendo emergere una parte di noi non conosciuta. Per questo motivo, probabilmente, non tutti sono inclini a seguire un percorso terapeutico.

La psicoterapeuta Lucia Borriello ci da qualche suggerimento e dritta. A suo parere, la frustrazione e/o malessere è provocato principalmente da noi stessi, proprio perché non ci consentiamo di vivere serenamente, ma ci affossiamo la mente tenendoci tutto dentro, facendoci mille e più pensieri.

Questa tendenza, tipica della società occidentale di questi anni, è fortemente limitante. Bisognerebbe dire tutto ciò che si pensa, anche perché  questa paura di non estrinsecare i propri pensieri decurta la possibilità di interloquire con gli altri.

Il tenersi tutto dentro, sostengono gli psicologi umanistici, tra cui anche la dottoressa Borriello e l’ex professore, nonché direttore del dipartimento di psicologia dell’università Federico II di Napoli Mario Mastro Paolo, è una strategia per proteggerci da un giudizio che si vuole evitare.  Queste tecniche che ognuno di  noi applica creano barriera mentali, le quali però vengono abbattute totalmente durante il sonno, perché il sogno è un film di noi stessi,  di quello che vorremmo fare da svegli per dimostrare alle persone che ci circondano, ma soprattutto a noi stessi, che abbiamo la forza e la grinta per gestire nel miglior modo possibile le problematiche che incontriamo durante il percorso della nostra vita.

Vi siete mai chiesti se il sogno è il racconto del nostro io, perché viene percepito ai nostri occhi in maniera alienante, con tante persone al suo interno, oggetti di uso non comune e situazioni strane? In parte, ha che fare con l’attività del cervello mentre dormiamo. Normalmente, i ricordi vengono archiviati in una formazione del cervello che si chiama ippocampo. Durante la fase Rem del sonno, quella in cui avviene la maggior parte dell’attività onirica, i “collegamenti” con questa zona sono spenti. Questo significa che non abbiamo accesso a specifici ricordi del passato mentre sogniamo, mentre possiamo ricordare visi e luoghi, che infatti compaiono comunemente nella trama dei sogni. Inoltre, l’attività nelle aree cerebrali collegate alle emozioni è maggiore che durante la veglia.

“Inseguo i miei sogni, ma fuggo dalle ossessioni: i sogni liberano la mente, le ossessioni la imprigionano.” (cit. Emanuela Breda).