Pasquale Palamaro (foto di Simone La Rocca)

Pasquale Palamaro (foto di Simone La Rocca)

Pasquale Palamaro: lo chef borbonico che delizia tutti

Cucinare con passione piatti della tradizione borbonica è la sua prerogativa. Della frase “Se trovi un lavoro che ami non lavorerai mai” ne ha fatto il suo marchio di fabbrica.

Oggi la cucina napoletana, o per meglio dire quella borbonica, è molto ricercata dai turisti  che vengono da ogni parte del mondo nella città di Phartenope, per fare gite, escursioni, ma anche per assaggiare i piatti di una delle tradizioni culinarie più ricche al mondo. Succulenti sono i sapori che caratterizzano questa cucina, tanto da far venire  l’acquolina in bocca. Seguire una dieta a Napoli è praticamente impossibile!

Tra i cultori di questi sapori, ritroviamo lo chef ischitano Pasquale Palamaro che è certamente uno dei più attivi e, nel rinomato “Archivio storico”, ristorante e premium bar, propone tantissimi piatti di matrice rigorosamente borbonica!

Il concept del locale, infatti, si focalizza tutto lì: nell’omaggio alla gloria della Napoli che fu! Attraverso le pietanze, le bevande e gli allestimenti che vengono proposti, ogni giorno, “Archivio storico” celebra la storia borbonica di Napoli.

Tantissime le novità per la nuova stagione invernale del menù di Pasquale Palamaro, composto da piatti tipici ed allo stesso tempo innovativi perché elaborati in forma alternativa, aggiungendo un tocco di creatività ed estro ad ogni pietanza partenopea, come è successo per il gateau, diffuso in tutto il regno borbonico e servito come  antipasto.

foto di simone la rocca
Foto di Simone La Rocca

Stessa filosofia per i “vermicelli alla borbonica”, preparati con aglio, olio e il peperoncino e per il carpaccio di orata e mollica di pane, un piatto povero  nella sua concretezza, che grazie alla passione di Pasquale Palamaro è diventato ricco di ingredienti e gustosissimo da assaporare. La braciola,  fiore all’occhiello dei cuochi francesi che prestavano servizio  ai sovrani durante l’epoca del Regno delle Due Sicilie, con la  rivisitazione dello chef, è divenuta una braciola servita con pizza di scarole, pinoli tostati e alici di Cetara: una vera prelibatezza!

Non può poi mancare a fine pasto il delizioso “lazzarone”, ovvero il babà, che arrivò nel capoluogo campano proprio grazie ai “mozù”.

foto di simone la rocca
Foto di Simone La Rocca

L’”Archivio storico” è oggi, dunque, la reliquia della nostra storia.

Foto di Paola Tufo

Dice “ Luca Iannuzzi”, ideatore del progetto ristorativo: “Non possiamo negare l’enorme bagaglio che la cucina borbonica ci ha lasciato. Infatti, quasi tutti i giorni i napoletani guarniscono le proprie tavole con prodotti di matrice borbonica, ad esempio il gateau di patate, od anche la parmigiana. I partenopei sono la testimonianza vivente di quell’epoca.” 

Lo chef Pasquale Palamaro dichiara di esser fiero di aver partecipato al progetto di “Archivio storico”, diventandone quasi un ambassador, condividendone appieno il pensiero e la filosofia.

Da poco è nata anche la nuova lista dei drink, concepiti per essere sorseggiati non solo al momento dell’aperitivo, ma anche dopo cena.

Attentissimi perfino al tema dell’eco-sostenibilità, con un contributo che consiste non tanto nella abdicazione della cannuccia o dei tovaglioli di carta, quanto piuttosto all’attenzione per le origini delle materie prime che vengono utilizzate, evitando scarti  e sprechi, ciò in particolar modo riferito al quantitativo di acqua che si consuma. Tutte problematiche di cui Salvatore D’Anna, bar manager di “Archivio storico” ha tenuto conto, soprattutto nel creare la nuova drink list, che, oltre ad essere “ eco- friendly”, è definita anche “customerfriendly” per la possibilità che dà di assaggiare ingredienti esotici meno conosciuti. Molteplici sono le sezioni riservate ai cocktail, quella dedica ai classici come “clover club”, quella “signature“  che contiene cocktail dedicati alla storia di Napoli Capitale, come “Seta”, un cocktail morbido, fresco, dolce a base di brandy, latte di mandorla, liquore alla vaniglia, zucchero, succo di limone e albume, “Dopoteatro”, un drink robusto e allo stesso tempo dolce, ottenuto con scotch, riduzione di vino rosso, miele e bourlesque bitters; “Curia e Santa Fede”, un cocktail intenso e balsamico i cui ingredienti sono dry gin, bitter, amaro di Calabria, vermouth dry; “Giardino Inglese”, un drink fresco e botanico, ottenuto con gin, maraschino, succo di lime ed amaro ricavato dalle erbe del giardino inglese della Reggia di Caserta.

E noi di tutta quest’essenza di “borbonicità” non possiamo che esserne felici (e fieri)!

Foto di Paola Tufo