Cinema e psichiatria: effetto “Joker” sulla società

Breve viaggio cinematografico attraverso la malattia mentale

Cinema e psichiatria condividono lo stesso soggetto: emozioni, pensieri e comportamenti degli individui. E’ però necessario premettere che quando il cinema si sposa con la psichiatria, la visione del film diventa più complessa ed invasiva. La paura, il dolore e il disagio sono temi che possono in qualche modo suscitare forti emozioni nello spettatore che inevitabilmente si sente coinvolto.

Questo genere di film crea un rapporto diretto tra il pubblico e il personaggio affetto da disturbo psichiatrico. Lo spettatore mette in gioco le sue emozioni e tramite il personaggio e la sua storia, fa un analisi di se stesso.

Ogni sensazione però è assolutamente personale. Le emozioni che nascono in ognuno di noi possono essere diverse.

Uno dei registi che è riuscito a miscelare le sue opere con le patologie psichiatriche è Alfred Hitchock. Il film Psycho del 1960 fu il suo trionfo.

Il protagonista con i suoi conflitti interiori, ricordi rimossi e compulsioni violente, divenne uno dei più famosi eroi psicotici della storia del cinema.

“Il mio analista dice che traviso i miei ricordi.Sapete soffro di iperattività immaginativa. La mia mente tende a saltare un pò qua e là”( Io e Annie)

Regista cardine della psicoanalisi cinematografica è Woody Allen.

Il suo film “Io e Annie” apparentemente può sembrare una semplice storia di un ragazzo che incontra una ragazza, ma in realtà segna un punto di svolta nel cinema psicoanalitico. Allen dopo questo film, continuerà ad usare la psicoanalisi come fonte di ispirazione.

” A volte l’unico modo per rimanere sani è diventare un pò pazzi”(ragazze interrotte)

Il cinema psichiatrico si tinge poi di rosa con le protagoniste tutte al femminile del film “Ragazze interrotte” del regista James Mangold.

Il film è la storia di Susanna, affetta da disturbo borderline di personalità. Susanna viene trasferita in un ospedale psichiatrico dove farà amicizia con altre ragazze affette da anoressia, isteria e sociopatia. Tutte stringeranno una forte amicizia ed aiuteranno Susanna ad affrontare il suo disturbo, a curarsi e a lasciare così l’ospedale psichiatrico.

“Il lato peggiore della malattia mentale è che la gente vorrebbe che tu ti comportassi come se non la avessi”(Joker)

La frase struggente scritta da Arthur Fleck alias Joker in una pagina del suo diario riassume la tremenda complessità del film.

Arthur è un uomo malato, debole, sofferente ma soprattutto solo.

La solitudine è la condizione che vivono tutti i malati mentali ed Arthur la sperimenta ogni giorno della sua vita in un climax discendente che lo porterà alla violenza e alla brutalità nel tentativo di guadagnarsi quel posto tra le persone “rispettate” che la società invece gli ha negato. E’ incompreso, emarginato da un mondo che non accetta la diversità, vedendola come una minaccia.

“Cosa ottieni se metti insieme un malato di mente solitario con una società che lo abbandona e poi lo tratta come immondizia? Te lo dico io che cosa ottieni: ottieni quel cazzo che ti meriti!

Joker

Joker è sicuramente un film che colpisce, forse anche in maniera aggressiva, ma aiuta a far riflettere e ad osservare tante piccole cose a cui non facciamo caso. Un’esplicitazione di un disagio vissuto da molti, la tragedia di chi si trova ad avere un animo sensibile in un mondo spietato. Arthur, con il suo fisico scarno e la sua risata assordante e fuori da ogni contesto, riflette un dolore e una richiesta di aiuto soffocata e mai accolta che sfocia poi in una violenza omicida incontrollata.