Martin Creed corri più veloci che puoi!

Perché guardare i dipinti di un museo per un lungo tempo?

Perché non vederne uno al secondo?

A volte recarsi nei musei sembra un compito così laborioso, ti senti impacciato, costretto a stare lì, perso in colori che non ti appartengono, che non ti parlano, come se l’arte potesse stare tutta in una cornice.

Può essere molto faticoso arrancare attraverso un museo. Può sembrare un duro lavoro e non vedo perché dovrebbe esserlo. Dovremmo sentirci liberi di guardare le cose per un secondo, un minuto o un’ora, anche correre all’interno del museo potrebbe rompere quell’aspettativa prefissata e far sì che l’esperienza museale possa essere vissuta lontano dagli schemi imposti del «Vietato toccare! Vietato urlare! Vietato correre!»

Dal 1987 Martin Creed ha numerato ognuna delle sue opere e con la sua installazione Work No 850, alla Tate Modern presenta la bellezza del movimento umano nella sua forma più pura e si rifà a un’idea semplice: una persona corre più veloce che può ogni trenta secondi attraverso la galleria.

Ogni corsa è seguita da una pausa equivalente, come un riposo musicale, durante il quale la grande galleria neoclassica è vuota e dopo una piccola pausa per respirare, un altro si avvia. I corridori sono stati reclutati tramite pubblicità e provengono da club di atletica di tutto il paese e sono stati scelti in base all’atteggiamento e all’attitudine.

Hanno bisogno di una combinazione di velocità e resistenza per durare i turni di quattro ore che fanno. Ce ne sono cinquanta complessivamente, ognuno dei quali viene pagato £ 10 all’ora e sono stati allenati come se la loro vita dipendesse da questo. Ai visitatori della Tate è vivamente consigliato di guardare in entrambe le direzioni prima di attraversare la sala, anche se una collisione ad alta velocità tra un corridore e un membro del pubblico potrebbe forse costituire un’opera d’arte tutta sua. 

Sollevando un’attività quotidiana fuori dal suo contesto abituale e lasciandola cadere nelle gallerie della Tate Britain, si abbandona qualsiasi idea preconcetta su come muoversi in modo appropriato attraverso uno spazio artistico e allo stesso tempo si rivaluta un’attività mondana come se fosse un evento teatrale. 

L’arte deve essere vissuta di corsa e l’arte di correre, con il rischio sfizioso di travolgere gli spettatori del museo, magari in contemplazione mistica di un quadro di Turner, è dunque un traguardo di Martin Creed. 

Correre è l’opposto di essere fermi; se si pensa alla morte come ad una situazione di totale immobilità e al movimento come ad un segno di vita, ebbene l’andare più veloce possibile è il segno più grande di vita.

Serena Palmese