Terzo articolo della serie dedicata alle battaglie contro gli stereotipi di genere, questa volta incentrato sulla virilità, o meglio: il genere maschile.
Chi mai accosterebbe ad esso le battaglie contro gli stereotipi di genere? Pochi, a dire il vero! In effetti alcune di queste battaglie sono iniziate relativamente da poco tempo ed alcune, forse, devono ancora cominciare. Il sesso forte è spesso costretto a sottostare a pressanti regole sociali sia nel mondo occidentale che in quello orientale al pari delle donne se non di più.
Partiamo, ad esempio, da un argomento che riguarda qualsiasi essere di sesso maschile presente sul globo: quello della virilità. Per comprendere meglio di cosa stiamo parlando prendiamo il dizionario ed esaminiamo il significato della parola. Dal dizionario Treccani della lingua italiana : la virilità è la qualità propria dell’uomo forte, sicuro di sé e coraggioso, risoluto, che si manifesta nelle sue azioni. Ecco! L’uomo non può permettersi di mostrarsi debole, insicuro, fragile. Questo è lo stereotipo creato dagli stessi uomini in cui essi stessi cadono vittime e che non consente di esprimere la loro vera natura e le loro reali emozioni, aspirazioni e desideri. Ciò, non raramente, può portare ad ansia, depressione e, in casi estremi, anche al suicidio.
Adesso, almeno nel mondo occidentale, con l’emancipazione femminile e la maggior sensibilità verso temi come quelli dei diritti LGBT e della lotta contro il bullismo pare che un’inversione di tendenza si stia verificando ma non abbastanza. A proposito dei disturbi mentali poco fa citati, basti pensare alla salute mentale maschile. Nel 2019 nel Regno Unito (uno dei paesi maggiormente occidentalizzati) è stata fatta un’indagine nel quale si evince che un uomo su quattro ha profondamente vergogna di chiedere aiuto ad uno specialista ed uno su cinque non saprebbe neanche a chi rivolgersi. Non solo! La soglia dei “timidi” raggiunge il 33% nella fascia dei giovani tra i 16 ed i 34 anni. Incredibile!
La virilità non è solo un concetto legato esclusivamente alla sfera della personalità, anzi! Chi non è a conoscenza del noto “mito della virilità” (un classico stereotipo che affonda le proprie radici nell’antichità)? Esso misura la virilità di un uomo in base al numero e alla durata delle prestazioni sessuali e alle dimensioni dell’organo genitale maschile. Le conseguenze di tutto ciò sono ovvie: ansia da prestazione e la “sindrome del pene piccolo” o “da spogliatoio”.
Ci sono due personaggi famosi, un uomo ed una donna, in Italia, che con il loro lavoro hanno lanciato indirettamente dei messaggi molto importanti su come gli uomini dovrebbero vivere serenamente la loro sessualità e il rapporto col loro membro riproduttore attraverso l’autoironia ed il trasformismo: Luciana Littizzetto ed Achille Lauro. La prima, da vent’anni al fianco di Fabio Fazio e Filippa Lagerback nel programma RAI “Che Tempo che fa” costruendo parte della propria carriera sul rapporto che gli uomini hanno col sesso e col pene arrivando a denominarlo “Walter” (così come “Iolanda” per la vagina), è riuscita a mettere l’uomo completamente a nudo facendoci riflettere su quanto i maschi siano davvero stupidi e a tratti infantili riguardo a certe paranoie e fissazioni mentre il secondo, nel Settantesimo Festival della Canzone Italiana del 2020 condotto da Amadeus, esibendosi con una tutina color carne e ricoperta di glitter e materiali luccicanti, mostrando le maniglie dell’amore, le gambe non depilate, un fisico non certamente muscoloso ma, soprattutto, facendo involontariamente (?) notare che non condivide le doti per cui è famoso l’attore Rocco Siffredi, ha avuto il coraggio di andare contro lo stereotipo della “mascolinità tossica”.
Tuttavia, le conseguenze della performance del cantante mostrano molto chiaramente come per gli uomini sia facile cadere preda della paura di non essere abbastanza virili. Oltre al “Body Shaming”, l’atto di deridere una persona per il proprio aspetto fisico, sta prendendo sempre più piede anche il “Dick Shaming”, l’atto di deridere un uomo per le dimensioni del proprio pene, cosa di cui Achille Lauro è stata vittima sui social network. Alcuni uomini, possiamo affermare a causa di questa orrenda piaga, si autoconvincono di avere un serio problema arrivando persino al punto di ricorrere alla falloplastica.
Salute mentale maschile trascurata, il mito della virilità, la mascolinità tossica il “DickShaming”. Come è possibile riportare tutto su un binario più sano? Sembrerà banale ma l’unica risposta è una approfondita “educazione sessuale” la quale, purtroppo, viene troppo spesso sostituita dalla pornografia che porta ad un’alienazione totale dalla realtà e ad una visione distorta di essa. Solo quando riusciremo a dissipare le nebbie dell’ipocrisia e del bigottismo allora potremo cominciare a lavorare seriamente affinché gli uomini possano essere liberati dai molti complessi che li attanagliano.
Il viaggio delle battaglie contro gli stereotipi di genere nell’universo maschile continua.