Thailandia Rivolta (Fonte: 2020 Getty Images)

Thailandia Rivolta (Fonte: 2020 Getty Images)

Società misogina? Così risponde la popolazione thailandese

Quello che una ragazza thai vorrebbe essere

Rosalyn <<Rosie>> Bejrsuwana ha 17 anni ed è una delle giovani donne attiviste thailandesi che coraggiosamente, unendosi alle già esistenti proteste rivoluzionarie che nelle ultime settimane hanno scosso il paese, hanno deciso di portare all’attenzione di tutti lo stampo sessista e misogino della società in cui vivono. 

Richieste di cambiamento in vista della posizione tradizionalmente subordinata della donna. A dimostrarlo sono le più potenti istituzioni della Thailandia: la monarchia, la casta militare e quella dei monaci buddisti guidate esclusivamente da uomini; una particolare attenzione, poi, alla composizione del Parlamento dove le donne raggiungono a stento il 16% dei 489 rappresentanti. 

In un discorso del 2016 riportato dal New York Times, il Premier Prayuth ha dichiarato che la società thailandese «si deteriorerebbe» se uomini e donne avessero uguali diritti. Su Thisrupt, la piattaforma online che si è fatta portavoce del cambiamento, Rosie replica con senso critico: “secondo la società thailandese dovrei trascorrere la vita a prepararmi per diventare una buona moglie e madre”.

È evidente che le parole del Premier e la tradizione da cui la società tutta proviene non rispecchiano affatto le giovani menti femminili a cui, invece, il focolare domestico si presenta decisamente stretto.

Tradizionalmente, dalle ragazze thai di ogni estrazione sociale ed economica ci si aspetta solo che annuiscano, sorridano, ridacchino e concordino su tutto” – aggiunge poi Rosie. Questa giovane donna, al contrario, ha smesso di subire e non è l’unica a volerlo.

Insieme alle altre attiviste, Rosie si batte per una ridefinizione dei ruoli di genere. “La società thailandese è ancora molto misogina” – dice. E aggiunge: “Gli uomini trattano le donne come oggetti. Vogliono controllare come una donna si comporta, come si veste. Questo deve cambiare: una donna dovrebbe far sentire la propria voce”.

Rosie, che dopo aver frequentato una delle scuole internazionali della capitale è volata in California per l’università, è tornata a casa per via del Covid-19; giusto in tempo per unire la sua voce al grido di dissenso.

Ora è indecisa sul suo futuro: non sa se tornare negli Usa o iscriversi all’università thailandese. Con altre tre coetanee ad aprile ha fondato Choose Change, una piattaforma online che promuove la discussione di tematiche politiche e sociali tra adolescenti, in modo da permettere a chiunque di farsi sentire.

Infine, tra le richieste del movimento trova spazio anche l’esigenza di una politica di prevenzione di violenze sessuali e gravidanze adolescenziali. In particolare, una revisione della legge contro l’aborto, già dichiarata incostituzionale ma non ancora abrogata.

Per queste ragazze è quindi arrivato il momento di cambiare, di farsi sentire, di sentirsi pari. “È ora di avere nuove conversazioni. Non su quello che una ragazza thai dovrebbe essere, ma su quello che una ragazza thai può essere” – conclude Rosie. Ma è chiaro che questa battaglia non finisce qui.