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Dog-sitter: una nuova figura lavorativa

Rivelatisi fondamentali per assistere coloro che hanno dovuto affrontare la quarantena, i dog-sitter si rivelano sempre più numerosi

Se ne trovano in giro sempre di più e di qualsiasi età: dallo studente universitario alla mamma casalinga, passando per chi lo svolge come secondo lavoro ma anche come costruttiva esperienza di volontariato. Stiamo parlando del “dog-sitting” o “pet-sitting”, tradotto letteralmente dall’inglese “cura del cane o dell’animale domestico”. Ed è proprio nel Regno di Sua Maestà che tale mansione trova le sue origini: a Londra, una delle città più importanti del mondo finanziario – è estremamente difficile trovare una famiglia, una coppia o un single che non abbia un cane o un gatto: grazie a questa figura lavorativa è possibile coniugare carriera e costruzione di un rapporto con un animale domestico, senza contare l’enorme contributo indiretto che tale mestiere apporta alla lotta contro il randagismo e l’abbandono degli animali.

Il dog-sitter ha delle ben precise responsabilità (quasi alla pari di chi accudisce neonati e bambini) e sono molteplici le mansioni a cui devono sopperire:

  1. portare il cane a fare le sue passeggiate quotidiane;

2) fornire cibo ed acqua;

3) assicurare il suo benessere e la sua sicurezza;

4) tenere ben pulito l’ambiente in cui vive;

5) somministrare eventuali medicinali e portarlo dal veterinario;

6) farlo giocare;

7) lavare, spazzolare o portare il cane dal toelettatore.

Inoltre, i principali requisiti che si dovrebbero possedere sono:

1) la sensibilità verso il mondo canino;

2) una grande flessibilità oraria;

3) la capacità di relazionarsi con i padroni per dar loro fiducia;

4) forza ed energia fisica per i cani di taglia grande;

5) autorevolezza.

In Italia è relativamente da poco che sta prendendo piede tale figura, soprattutto al Centro-Nord. Chi ha bisogno di un dog-sitter può ricercare il più vicino attraverso diversi annunci posti nei vari ambulatori veterinari oppure su Internet tramite siti specializzati, costruiti appositamente per avvicinare quanto più è possibile l’offerta alla domanda: i motori di ricerca maggiormente gettonati sono “pet-Me”, “dog-buddy” e “paw-shake”. Essenzialmente simili tra loro, danno la possibilità ai dog-sitter di iscriversi e di creare un profilo in cui lasciare i propri recapiti e descrivere le varie ed eventuali esperienze pregresse; ogni singolo potenziale cliente può ricercare – usando appositi filtri che tengano conto della vicinanza, della disponibilità oraria, della tariffa e della possibilità di alloggio – il dog-sitter più adatto alle sue esigenze.

Sempre da noi, a differenza di altri paesi dove tale lavoro ha la sua importanza e rispettabilità e non visto come un lavoretto per arrotondare, i dog-sitter sono, nella maggior parte dei casi, sottopagati e nemmeno tutelati. Ma quanto dovrebbe guadagnare un dog-sitter? Non esiste una risposta univoca in quanto bisognerebbe considerare le mansioni svolte, se si calcolano le ore o i giorni di lavoro, se è stato messo a disposizione un alloggio, e così via…

Tuttavia, un tariffario di massima potrebbe essere il seguente:

tariffa oraria: da Euro 7 a Euro 20 l’ora per una media che si aggira attorno ai Euro 11;

tariffa giornaliera con pernottamento: da Euro 20 a Euro 30.

Se tali cifre vi sembrano eccessive, pensate che sono molti gli stranieri trasferitisi nella capitale britannica che hanno fatto fortuna lavorando come dog-sitter ed il motivo sta sia nella burocrazia (esistono specifiche agenzie interinali ai quali potersi rivolgere con possibilità di stipulare un contratto di lavoro in piena regola) che nel tariffario (6 sterline l’ora, ossia 7 euro) per ogni cane che diventano 10 sterline (12 euro) per cani di grande taglia o di razza.

Durante la prima e seconda ondata di Covid-19 si è scoperta l’importanza dell’esistenza di tale figura lavorativa: molte persone risultate positive e costrette a rimanere chiuse in casa per la quarantena si sono potute rivolgere sia a figure specializzate che a volontari che si offerti per le passeggiate quotidiane dei nostri amici a quattro zampe.

Quindi non solo come possibile opportunità lavorativa o di volontariato bensì anche come possibilità di inclusione sociale: ad Alessandria, l’associazione “Cambalache” attraverso il progetto “Buddies” ha dato l’occasione a persone con un passato migratorio alle spalle di ricevere una formazione pratica e teorica gratuita per conseguire le competenze ed attitudini necessarie per diventare un dog-sitter professionista.

Infine, rimanendo sempre in Piemonte, una notizia che potrebbe fare da apripista ad un riconoscimento a livello nazionale della figura lavorativa del dog-sitter: il consigliere della Regione Piemonte Paolo Ruzzola (FI) ha presentato un progetto di legge per l’istituzione di un vero e proprio elenco professionale regionale.

Evviva i dog-sitter! Ma, come sempre, evviva i nostri bene amati amici a quattro zampe che sono sempre con noi ed anche per noi.

Se guardi negli occhi il tuo cane, come puoi dubitare che non abbia un’anima?”

Victor Hugo