“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l'indifferenza dei buoni.” Martin Luther King

“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni.” Martin Luther King

La parola ossa all’origine delle organizzazioni criminali

Ossa: una breve parola in miliardi di significati. Ma qual è il suo legame con la malavita?
"Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti,l'ossa mie rendete
allora al petto della madre mesta".

U. F. "In morte del fratello Giovanni"

In questo celebre verso Ugo Foscolo descrive la sua triste condizione di esule. Tuttavia in queste parole possono identificarsi anche quelle tante persone defunte, i cui cadaveri non sono mai stati ritrovati. Sono dei corpi che dalla profondità di un oceano o da una diga abbandonata reclamano un’ identificazione. Sono quelle ossa di esseri umani che dopo tanto patimento vorrebbero almeno una degna sepoltura, magari bagnata dalle lacrime dei loro cari, inebriata dal profumo dei fiori o contornata da una fotografia per ricordare chi siano stati in vita. Stiamo parlando delle tante vittime della criminalità organizzata, che in alcuni casi non possono più tornare a casa.

Da una sfumatura positiva del termine “Ossa” alla sua ripresa negativa in tre nomi malvagi

Ossa. Questa parola di sole quattro lettere, evocatrice di profondi significati, torna paradossalmente in tre nomi: OSSO, MastrOSSO e CarcagnOSSO. Dalle loro membra uscì un avido mostro che ancora oggi aguzza le sue fauci. Secondo una antica leggenda sarebbero loro i padri rispettivamente della Mafia in Sicilia, della ‘ndrangheta in Calabria e della Camorra in Campania. Ma procediamo con ordine.

Quando il cuore di un nano, anche il più rispettabile, è risvegliato da oro e gioielli, si fa improvvisamente ardito e può diventare feroce.”
J. R. R. Tolkien

Il big bang delle associazioni a delinquere

Ci troviamo nella nella città di Toledo nel lontano 1400. Protagonisti sono tre cavalieri, Osso, Mastrosso e Carcagnosso, membri di una società segreta di natura criminale: “La Garduña”, operante in Spagna e nelle sue colonie americane dalla metà del XV secolo sino al XIX. Si tratta di tre fratelli animati e accomunati da una legge morale tutta loro e dalla ferma presunzione di sostituirla alla legge dello stato.

Al loro nucleo familiare si aggiunge un’altra identità, una sorella di cui i libri e le fonti tacciono circa il nome o le sue sembianze. Di lei apprendiamo solo che venne oltraggiata da un uomo e che i tre hermanos lavarono col sangue quella ferita inferta. E dopo?

Dalla loro condanna non si ottengono buoni frutti

Dopo l’omicidio approda un nuovo scenario. La leggenda si inoltra nell’Isola di Favignana, appartenente all’arcipelago delle Egadi, in Sicilia. I tre fratelli, per l’omicidio commesso, sono costretti alla fuga presso l’isola, che durerà 29 anni, 11 mesi e 9 giorni. Qui Osso, Mastrosso e Carcagnosso approfondiscono la conoscenza di svariati riti, usanze e simboli, tutti legati a quanto per loro aveva il significato di onore e di omertà. Ed è proprio in quei riti che scaturiranno le loro regole sociali, col desiderio di esportarle altrove, senza più nascondersi.

Da quel momento in poi le loro strade si separeranno, fondando le tre sopracitate istruzioni a delinquere e solcando nel terreno una scia di vittime. (In un altro articolo si parla di ossa senza nome, accumulati in un luogo storico della città di Napoli: Il cimitero delle Fontanelle. Per saperne di più, clicca qui).

Perché scrivere su carta la leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso?

Dietro queste imprese non si celano tre fratelli reali, vive invece il tentativo di lunga data di idealizzare la nascita delle istituzioni criminali. Osso, Mastrosso e Carcagnosso sarebbero tre eroi, che hanno vendicato l’onore di una donna. Questo è quanto la leggenda vorrebbe far credere: la malavita interviene a favore dei più deboli. Un motivo che torna anche in un’altra antica leggenda.

Quando lo Stato non può far nulla, intervengono i beati Paoli

Alle fasi primordiali della mafia,quindi, sembra che ci siano stati i “Beati Paoli”, uomini pronti a lottare in nome della giustizia. Il loro compito era quello di eliminare i colpevoli, quando questi riuscivano a salvarsi per via della legge o per qualche favore loro accordato. La menzione del nome Paolo non deve essere un caso, data la ripresa non sporadica della religione in alcuni loro riti e nella stessa leggenda dei tre consaguinei.

La religione nella criminalità: ipocrisia o presunzione?

Nelle fonti quando si parla di Osso, Mastrosso e Carcagnosso i loro nomi sono paragonati a Gesù Cristo, San Paolo e l’arcangelo Michele, quello stesso arcangelo che ritorna perennemente nei riti della ‘ndrangheta.

Quando un nuovo adepto aderisce alla ‘ndrangheta, col titolo di picciotto d’onore, deve compiere il rito del battesimo, (con una chiara ripresa della terminologia cristiana). La cerimonia di inizio si svolge sotto gli occhi degli altri membri, destinati a divenire una nuova famiglia per il giovane neofita. Si tratta di parenti futuri, disposti ad assassinare il proprio fratello in caso di tradimento. Ma non è finita qui. Il nuovo membro dovrà compiere diversi giuramenti, in onore di Gesù Cristo o dell’arcangelo Michele. Infine il legame con la cristianità emerge anche nei tanti santini, altarini o effigi sacre depositate presso le loro case.

Ed è questo un tentativo perenne di dare alla malavita un’ origine sacra o è un modo per innalzarsi anche al di sopra della chiesa?

Difficile fornire una risposta, fatto sta che queste sfide perdurano nel tempo, come dimostrano anche i giuramenti fatti proprio a quei tre fratelli. I loro nomi ricordano quelle povere ossa disseminate in tutto il mondo, tanto diverse e lontane dall’animo crudele di Osso, Mastrosso e Carcagnosso. Insieme, unite da una triste condizione di esule, invocano il nostro aiuto.