Valogno

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Valogno Borgo d’Arte risorge tra colori e sorrisi ameni

“Per la poesia la giovinezza non basta: la fanciullezza ci vuole!” Giovanni Pascoli

Valogno: per tanti anni è stato un borgo dimenticato da Dio e da gli uomini, in cui la desolazione ha coinvolto altra costernazione. All’interno delle case, su mestoli e stoviglie, solo della polvere accumulata, mentre gli orti vicini appassivano nell’oblio. Le porte delle case erano tutte aperte e portatrici del messaggio: “tornate, non andate”. Eppure, a cavallo tra anni 80 e 90 del novecento, questo messaggio passò inosservato. Perché?

Molto probabilmente la risposta è da cercare nell’intervento urbanistico di quegli anni che sconvolse ogni cosa. Venne modificato l’aspetto originario del borgo, snaturata la sua identità rurale, con effetti catastrofici. Molti edifici in tufo, di epoca settecentesca, furono ricoperti da intonaco. Ovunque colava cemento freddo, cancellando ogni cosa. Diventava sempre più difficile riconoscere gli antichi portali dell’abitato, coperti da una spessa patina grigiastra. I cittadini non riconoscevano più il loro confortevole borgo, così che preferirono trasferirsi altrove. D’altronde cosa restava, cosa aveva da offrire il paesello?

Pochi abitanti, per lo più anziani, maggiormente legati alle loro tradizioni e ad una vita semplice, eppure ricca di sacrifici. In questo piccolo rudere, in provincia di Caserta, mancavano bar o supermercati, centri medici, scuole. Occorreva dunque effettuare degli spostamenti durante i giorni di spesa, o semplicemente per una visita medica.

Questa è l’esordio infelice di Valogno borgo d’Arte, divenuta a causa di vari eventi una città fantasma. Poi qualcosa è cambiato.

Chi dice che i fantasmi non possano tornare a vivere?

Valogno risorge dalle sue ceneri
Fotografia di Francesca Andreoli, direttrice del Il caffè sospeso

Corre l’anno 2017: Giovanni Casale e Dora Mesolella tornano presso il loro focolare. Durante il viaggio di ritorno, lungo le strade di Valogno ha inizio solo per loro uno spettacolo onirico. Ma si può intravedere la luce anche tra il grigiore, la polvere e gli anonimi massi, e loro l’hanno vista. Valogno poteva diventare solo un punto grigio su una cartina geografica e vivere solo nei loro ricordi di chi l’aveva vissuta, o poteva (e doveva) essere altro? Tante idee balenano nella loro mente. Occorre solo riprodurle nella realtà, per renderle tangibili e condividere con l’umanità quella magia che si nasconde dietro ogni edificio, imbruttito dalla noncuranza. Così ha inizio un nuovo progetto, dal nome i “colori del grigio”. (Descritto da Antonio Scala, redattore de Il caffè sospeso, in un suo recente articolo).

I colori del grigio” il nuovo progetto di Giovanni Casale e Dora Mesolella

Il progetto dal nome “i colori del grigio” ricorda l’universo del fanciullino, decantato dal poeta Giovanni Pascoli. L’obiettivo è ancora oggi quello di cancellare il vuoto delle strade, sostituendo l’intonaco bianco delle pareti con una moltitudine di colori. Ed è così che prendono vita i murales, che fanno di Valogno un borgo d’arte più unico che raro; vedendoli si torna indietro nel tempo, risvegliando il fanciulletto dormiente in ciascuno di noi che ha ancora voglia di giocare e di non badare a bollette, tasse o conti di fine mese.

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla

X Agosto- Giovanni Pascoli
Fotografia di Francesca Andreoli

Una lente di ingrandimento sui murales

Niente fil rouge: qui gli artisti, prima locali e poi internazionali, hanno proiettato il loro mondo interiore. Dalla storia d’Italia, fatta da eroi e briganti, ai personaggi delle favole (come alcuni allegri folletti), fino ai grandi personaggi dell’arte e della letteratura, quali Frida Kahlo e Matilde Serao. Dominante è un mondo animato, che talvolta si unisce ad un tempo lontano, quasi arcaico. Tornano usanze dimenticate o antichi mestieri, praticati oggi da poche persone. Valogno è l’esempio del potere della bellezza, resa immortale tramite il potere suggestivo dell’arte.

Lasciatevi incantare da queste fotografie (scattate per noi da Pietro Andreoli) e fatevi una promessa: la visita al Borgo.

Come si raggiunge Valogno?

Prima di imbattersi lungo la SS7 (uscendo a Cascano/Carinola e in seguito a Roccamonfina/Valogno) è necessario telefonare il numero indicato: 0823 702098.
Dall’altro cavo del telefono saranno lieti di accettare le prenotazioni, fino ad un massimo di 25 persone (al giorno). La parola d’ordine, sin dall’inizio, è condivisione. Insieme si passeggia lungo le strade del borgo o si conversa intorno ad un tavolo, mangiando e bevendo allegramente. Gli abitanti del luogo sono stati isolati per troppo tempo, adesso vogliono essere un tutt’uno con i tanti turisti.

Ed oggi cosa è cambiato?

Valogno Borgo d’Arte: oggi è una tela infinita in cui ogni artista può esprimere se stesso, in cui si restituisce la vita ad ogni angolo, anfratto, viuzza. I murales sono dappertutto, ai lati delle strade o delle balconate, nei cortili, sui muri delle case. Ovunque non si vuole cancellare quanto è stato, ma arricchire quanto si possiede. Le antiche crepe e lo stesso cemento in alcuni casi diventano oggetto stesso dei dipinti, parti integranti di opere senza musei. Passato e presente si mescolano, e insegnano che anche le crepe possono generare bagliori di luce.

Questa è Valogno Borgo d’Arte, un mondo incantato che aspetta anche voi! Così tra la settimana Santa di Sessa Aurunca (leggi il nostro articolo qui) e i murales d’arte, la provincia di Caserta regala davvero tante emozioni.

Siete pronti?
Fotografia di Francesca Andreoli