Pulcinella tra misteri e segreti

(Foto dal web)

Pulcinella: la storia della maschera napoletana

Come Pulcinella è diventata una delle maschere più famose al mondo

Pulcinella è una maschera campana della commedia dell’arte, si sa, ma la sua storia è lunga e tortuosa, e forse non tutti sanno i passaggi storici che l’hanno portata ad essere una delle maschere più famose al mondo.

Le origini

La sua nascita si colloca intorno al 1600, il “genitore” fu l’attore napoletano Silvio Fiorillo, che si ispirò a Puccio d’Aniello, un contadino di Acerra che, stufo del suo lavoro, si unì ad una compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese. La maschera inventata da Fiorillo però è diversa da quella che conosciamo ai giorni nostri: se oggi infatti il suo cappello è bianco a “pan di zucchero” e la pelle è chiara, prima il cappello era bicorno e Pulcinella portava barba e baffi. La rivisitazione del costume, che conserva ancora oggi quelle caratteristiche, fu fatta nell’Ottocento da parte di un altro attore napoletano: Antonio Petito. Il nome Pulcinella invece deriva da “pollicino”, che significa pulcino, e si riferisce al timbro della sua voce.

Il carattere

Pulcinella è pigro, vorace, sempre affamato, opportunista, sfrontato, chiacchierone, bastonatore ma spesso bastonato. E’ la personificazione della comicità del popolo e del suo abbandono e per un piatto di spaghetti sarebbe pronto a tutto.

Pulcinella nei versi tratti da “Maschere” di Domenico Volpi:

Sono una maschera sempre affamata,
biancovestita e mascherata.
Mia patria è Napoli, dove perfetti
nascono i piatti degli spaghetti.
Son della terra delle canzoni,
son del paese dei maccheroni,
Sono specialista in bastonate:
quante ne ho prese, tante ne ho date!

Pulcinella ed Eduardo De Filippo (foto dal web)

Nel corso degli anni vari sono stati gli attori famosi che l’hanno interpretata: partendo da Silvio Fiorillo appunto, passando per Antonio Petito, Vincenzo e Filippo Cammarano, che erano amati dal popolo e dai re della corte dei Borbone, Ferdinando I e Ferdinando II, fino ad arrivare ad Eduardo De Filippo, Massimo Ranieri e Massimo Troisi che diverse volte l’hanno portata in scena.


Al di là della commedia dell’arte, Pulcinella si è sviluppato autonomamente nel teatro dei burattini e delle marionette. Qui la maschera non è più servo e contadino, ma un anti-eroe ribelle e sfrontato, alle prese con le controversie della quotidianità e del mondo. Combatte gli avversari potenti e più improbabili, tuttavia con la sua ironia riesce sempre a battere i suoi nemici.

Trasformazione di Pulcinella

Col tempo la maschera subisce una notevole mutazione e diventa l’incarnazione di quell’universo napoletano fatto di esuberanza, virtuosismo mimico e canoro, spirito ironico e generoso, ma allo steso tempo beffardo e irriverente. Pulcinella smaschera ogni volta le sorti retoriche dei mutamenti del mondo, che guarda con ironia e scetticismo. Come avviene con i cambiamenti preannunciati dalla Rivoluzione Francese. Lui rappresentava a pieno il sentimento di crisi che viveva la società europea alla fine dell’ancien regime. Il suo costume fatto di pantaloni e ampia camicia bianca, cappello di stoffa bianco e la sua maschera nera dal naso lungo e adunco sono stati portati in scena sui palchi di mezza Europa, diffondendosi in Francia, Spagna, Inghilterra e Germania.
In Francia soprattutto Polichinelle sembra fosse conosciuto già al tempo di Enrico IV. Fu poi protagonista degli spettacoli della Comédie Italienne, probabilmente portato in Francia dall’attore Fracanzani.

Il segreto di Pulcinella

Una curiosità: “Il segreto di Pulcinella” è un segreto che non è più tale perché tutti ne sono già a conoscenza. Si riferisce al fatto che questa maschera essendo chiacchierone e stravagante non riesce mai a tacere e a tenere un segreto a lungo.

Controversie

Ha rappresentato sempre atteggiamenti folkloristici e talvolta controversi. Come il suo rapporto litigioso con Arlecchino, tuttavia vi sono alcune cose che uniscono la maschera lombarda a quella campana. Lo stato sociale ad esempio e il mondo che rappresentano fino a diventare di fatto due facce della stessa medaglia. Alcuni poi pensano che il suo corpo possa rappresentare l’ermafroditismo: la parte di sopra a punta che rappresenta l’uomo e la parte inferiore più curvilinea e gentile che rappresenta la donna. Altri invece pensano che rappresenti l’abbandono e la miseria, anche se il suo cappello richiama la cornucopia che è simbolo di prosperità.


Contraddizioni che potrebbero valerle l’etichetta di Gioconda dell’arte, e che fanno, senz’altro, di questa maschera, tra le più famose al mondo, simbolo della peculiarità di Napoli e di tutti i napoletani.