Kanye al Moma nel 2011

Kanye al Moma nel 2011

Kanye is back (e questa volta in versione chierichetto)

Kanye West e il suo nuovo album JESUS IS KING come omaggio alla sua rinata cristianità. Il rapper tra haters e fan alla ricerca dell‘«old Kanye».

Prima di ascoltare JESUS IS KING, provate a dimenticare tutto ciò che sapete di Kanye West. Non è facile, considerato che Yeezy ha messo più volte alla prova la fede dei suoi fans. Le dimostrazioni di affetto con Trump su Twitter, varie dichiarazioni scottanti (come “la schiavitù è una scelta” o quella fatta durante l’intervista di David Letterman in “Non c’è bisogno di presentazioni”, secondo cui Ye non avrebbe mai votato in vita sua) sono stati gli strumenti da parte degli haters per ridurre Kanye ad un egocentrato ex-rapper alla ricerca di visibilità. 

Che molte delle sue scelte discutibili gli abbiano portato una maggiore notorietà è evidente, ma scoprire di soffrire di bipolarismo e riuscire a ritrovare l’equilibrio non deve essere stato un percorso semplice. West ha provato a spiegarcelo con l’album “Ye” (sulla cover “I hate being bipolar – it’s awesome”). Giustificazioni o mosse mediatiche? Non lo scopriremo mai. Ma possiamo soprassedere per un attimo e ricordare il suo giovane talento che l’ha portato a produrre, per esempio, per Jay-Z, Alicia Keys, Janet Jackson, Common.

Il primo lavoro da solista del ragazzo di Chi-Town è stato The College Dropout, in cui è già presente il riferimento religioso (Jesus Walks), ripreso in Yeezus con un taglio decisamente blasfemo, da come si evince dal titolo. Ma Kanye è così, non ha mai nascosto il suo self-love. “I’ve got a big ego”, lo dice chiaramente nel 2009 nel remix ufficiale di Ego di Beyoncè. Eppure tutti sembrano sorprendersi quando dichiara: “Sono senza dubbio il più grande artista di tutti i tempi non serve discuterne, è semplicemente un dato di fatto”, durante l’intervista di due ore rilasciata su Apple Music. 

Dal gennaio di quest’anno c’è però una novità: ogni domenica Kanye e il suo coro gospel si dedicano al Sunday Service, riprendendo le tradizioni cristiane della domenica delle comunità afroamericane. Come ha raccontato nella precitata intervista di Letterman, il suo obiettivo era creare uno spazio in cui le persone potessero sentirsi in pace con loro stessi e i loro familiari, creando musica pura e positiva. E tenendo bene a mente questo si può apprezzare il suo ultimo lavoro, lanciato venerdì 25 ottobre, dopo anni di attesa. 

Il disco si apre con Every Hour: un minuto e cinquantadue secondi di gioia euforica e contagiosa del coro gospel.

In Selah ritroviamo un Kanye decisamente ottimista e speranzoso per il futuro.

(“ Ogni cosa vecchia ora diverrà nuova
Le foglie saranno verdi, sostenendo i frutti
Ama Dio e il nostro vicino , come scritto in Luca
L’esercito di Dio e siamo la verità”)

Ritroviamo gli input r’n’b del vecchio Kanye in Follow God (con il campionamento di “Can you loose by following God?” del ‘74 ). Il retrogusto soul accontenta così i più nostalgici, come in Water e God Is, sposandosi perfettamente con il gospel.

Le partecipazioni di Ty Dolla Sign e Pusha T non alterano la natura dell’album.

JESUS IS KING è sicuramente qualcosa di totalmente differente dal lavoro precedente di Kanye, come lirica e produzioni (con qualche eccezione). Può destabilizzare i vecchi fan ed essere nuovo strumento per gli haters, essendo indubbiamente monotematico e ripetitivo. 

Ma quando crediamo di esserci fatti una determinata idea su Ye lui ritorna e ci confonde con le sue novità. Quanto di bello c’è è sicuramente il suo ritorno sulla scena musicale. Ciò che unisce haters e fan più accaniti è che Kanye dà il meglio di sé quando è contatto con la musica, piuttosto che con i social media.